Il 286° Consiglio Nazionale del CONI, giovedì 16 dicembre, ha assunto due importanti deliberazioni che meritano di essere ricordate perché di respiro più ampio rispetto alla gestione ordinaria.
La prima riguarda il riconoscimento di Federazione Sportiva Nazionale per la Federazione di Arrampicata Sportiva Italiana (FASI), che fino a l’altro ieri era ancora una Disciplina Associata. La distinzione tra FSN e DSA è una delle tante anomalie dello sport italiano. Sport24h ne ha parlato in diverse occasioni. L’unica, reale, differenza riguarda il peso politico in assemblea nazionale e i contributi economici. Le FSN hanno un voto in Consiglio Nazionale (mentre le DSA si devono accontentare di contare meno di un terzo di voto) e partecipano direttamente alla gestione dei contributi statali, mentre per le DSA il CONI annualmente stanzia una cifra cumulativa, che poi viene a sua volta redistribuita in base a criteri legati a diffusione e pratica. Di fatto, per essere più chiari, le Federazioni posso gestire maggiori contributi; alle DSA toccano le briciole.
L’ultima promozione da dsa a fsn, prima di quella di ieri, era stata per la Danza Sportiva, disciplina che allora (inizio 2000) godeva di una rapida ascesa e di tanti santi nel pantheon dello sport. Non era in odore di promozione olimpica ma questo non contò alla fine della decisione. Il CONI in breve si trovò con una federazione non strutturata per gestire le grandi risorse messe a disposizione e in poco tempo venne commissariata. Da quella infausta esperienza il CONI trasse una morale: “mai più!”. Ed infatti prima di promuovere l’Arrampicata Sportiva l’ente ha atteso più del dovuto. Si è arreso, alla fine (non ce ne vogliano i bravi dirigenti della federazione, che si appuntano il riconoscimento come successo personale), più alla evidenza che alle capacità della FASI: è infatti notizia di pochi giorni fa che l’Arrampicata sarà presente anche alle Olimpiadi di Los Angeles. Lasciare ancora nel limbo la federazione che in Italia gestisce questa attività sarebbe stato un grave vulnus nei confronti del CIO che già da tempo aveva invitato il CONI a far sedere permanentemente e con diritto di voto il presidente di una federazione che fa parte stabilmente del programma olimpico in Consiglio Nazionale. Quindi la decisione di ieri ha sanato un ritardo e, soprattutto, premiato un movimento che in 10 anni è passato da circa 6000 tesserati ad oltre 40.000.
La seconda decisione, forse ancora più importante, riguarda, l’abrogazione dell’articolo 7.4.8 dei principi fondamentali del CONI da applicare agli Statuti di tutte le FSN (e DSA), e l’approvazione di un nuovo comma: “È sancito il divieto di tesseramento anche presso Enti diversi da quello nel quale gli è stata comminata la radiazione per i soggetti nei cui confronti sia stato irrogato il provvedimento di radiazione da parte dei competenti Organi di giustizia delle Federazioni e delle Discipline Associate riconosciute dal CONI, conseguente ad atti di violenza e/o di molestie nei confronti delle persone e/o degli animali. Al fine di rendere effettivo tale divieto, il provvedimento di radiazione, così come l’eventuale provvedimento di riabilitazione, devono essere definitivi e comunicati, da parte dell’organismo sportivo che ha emesso la sentenza di radiazione, al CONI che li rende noti, nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di tutela dei dati personali, a tutte le Federazioni, le Discipline Associate, gli Enti di promozione sportiva e le Associazioni Benemerite. In caso di trasgressione del divieto, la Procura generale dello Sport segnala alla Procura dell’Ente interessato l’illecito ai fini dell’avvio dell’azione disciplinare nei confronti degli organi amministrativi responsabili della violazione e trasmette gli atti alla Giunta Nazionale del Coni per la dichiarazione di nullità a ogni effetto del tesseramento vietato”.
In pratica si prevede una stretta, ancora più forte, nei confronti di violazioni che vanno dalle molestie sessuali alla violenza nei confronti degli animali. Anche in questo caso una presa d’atto, forse tardiva, che i costumi e la sensibilità generale sta cambiando e che certi comportamenti non possono trovare nessun tipo di sponda nel mondo dello sport. Una battaglia che diverse enti e privati cittadini stanno portando avanti, spesso nella completa solitudine, ma che pian piano sta squarciando il muro di gomma del mondo sportivo.