Oggi, il 12 giugno del 2024, si è spento Jerry West, uno dei giocatori più significativi ed interessanti della storia della NBA al punto da diventarne l’icona, unica e riconoscibile in tutto il pianeta.
Nato all’inizio della seconda guerra mondiale, di carnagione chiara e una statura sopra la media per l’epoca, con 191 cm per 80 kg divenne il prototipo di playmaker che, di li a poco, si sarebbe consolidato nella lega fino all’arrivo di un alieno, noto con il nome umano di Earving Johnson.
La vita di West fu abbastanza tranquilla e facilitata anche a livello sportivo per la discriminazione negli USA durante i due dopo guerra. Cresciuto in una famiglia numerosa, già da piccolo dimostrò interesse e doti speciali nel gioco della palla a spicchi; un gioco del quale in futuro diventerà il volto principale in tutta l’America.
Frequentò la East Bank High School, dove si distinse come giocatore eccezionale, diventando il primo della scuola a segnare più di 900 punti in una stagione. Dopo il liceo giocò per la University of West Virginia, dove continuò a brillare. Durante la sua carriera universitaria, guidò la squadra dei Mountaineers alla finale del torneo NCAA nel 1959 e fu nominato All-American per due anni consecutivi.
Draftato nel 1960 come seconda scelta dai Los Angeles Lakers ebbe subito un grande impatto nella lega, militando come all star già dal secondo anno da professionista. Campione NBA del ’72 è stato l’unico giocatore della storia a vincere un MVP delle finali anche se con la squadra perdente…
Insomma fu un vincente, senza ombra di dubbio, sia come giocatore che come uomo. Un po’ meno come allenatore ma sicuramente uno degli artefici, da dirigente, della dinastia dei Lakers, come raccontiamo qui.
Chi scrive potrebbe soffermarsi sui premi vinti da West ma sarebbe fortemente riduttivo, anche perché lui è senza ombra di dubbio qualcosa di più di un giocatore. E’ colui che vediamo sempre, anche involontariamente, quando guardiamo qualcosa marchiato NBA. Jerry è il logo della lega; nato prima di quest’ultima la quale, a distanza di quasi 80 anni, mantiene ancora lo stesso simbolo; è The Logo.
Un giovanissimo fan sfegatato di giocatori come Jordan, Lebron o Curry, molto spesso si dimentica dell’importanza del passato… non solo nel basket ma in generale; apprezza quello che vive ora senza ricordare che prima c’è stato qualcuno o qualcosa che ha lottato per ottenerlo e per arrivare ai livelli di questi grandi giocatori.
In queste ore West è ricordato per diversi motivi: per il logo, come simbolo dei Lakers (maglia del 44 ritirata) o come semplice giocatore o per le sue grandi intuizioni da dirigente. L’unica certezza è che che non verrà mai dimenticato, perché ha rappresentato l’anello di congiunzione tra l’epoca pionieristica del basket e quella contemporanea. La lega, da questo punto di vista, tende a dimenticare troppo velocemente i campioni passati nella foga di raccontare al mondo sempre nuovi record. Una abitudine, quella di dimenticare o rimuovere il passato, che purtroppo in questo periodo è diventata maggioritaria anche fuori dall’ambito sportivo, principalmente per quanto riguarda le grandi lezioni della storia.
Ci piace immaginare ora Jerry che si ricongiunge con i suoi ex compagni e sta già organizzando un incontro per rivivere, nell’eternità, quel basket che lo ha fato diventare grande.
Leonardo Ungaro