A riascoltare le sue telecronache oggi si ha la percezione tangibile del tempo che passa e come sono cambiati costumi e linguaggi. Se n’è andato oggi Bruno Pizzul, voce storia del calcio italiano. Tra qualche giorno, esattamente l’8 marzo, avrebbe compiuto 87 anni. Voce educata e tranquillizzante, forse anche soporifera in alcuni momenti, simbolo di un modo di raccontare lo sport che è passato di moda.
Se c’è una cosa che è mancata a Bruno Pizzul, nella sua lunga e fortunata carriera di commentatore del calcio e della Nazionale, è stato il titolo mondiale. Siamo passati dalle tre volte ‘Campioni del mondo’ di Nando Martellini nel 1982 al vociare enfatico e per nulla british di Caressa che nel 2006 salutò il successo con ‘Ricordatevi questo momento… bla, bla bla.”
Bruno Pizzul, l’emblema stesso della Nazionale dal 1986 al 2002, questo privilegio non lo ebbe mai. Fu ‘costretto’ a raccontare il fallimento di Italia ’90, con l’uscita di scena in semifinale contro l’Argentina, ed anche quello, penoso, di USA 1994, con la finale persa ai rigori. E’ stato il telecronista della tragedia dell’Heysel, che gli procurò anche reprimende da parte di alcuni per alcune sue frasi considerate entusiastiche e poco confacenti a quanto stava accadendo sugli spalti. Critiche immeritate, perché Pizzul è stato bravo a raccontare il calcio con moderazione ed anche una vena di ironia, senza i protagonismi dei commentatori di oggi sempre più impegnati a insegnare calcio a chi ascolta non capendo che questo sport è una favola, che va raccontata con pacatezza e suadenza, come si fa la sera con i piccoli per farli addormentare.
Breve profilo
Prima di diventare giornalista, Pizzul ha avuto una breve carriera da calciatore. Cresciuto nelle giovanili dell’Udinese, ha giocato come centrocampista in squadre come il Catania e il Cremonese, senza mai raggiungere la Serie A. Un infortunio lo costrinse a ritirarsi precocemente, ma fu proprio questo evento a indirizzarlo verso il giornalismo sportivo.
Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, nel 1968 vinse un concorso per radiotelecronisti della Rai, dando il via a una carriera che lo portò a diventare la voce ufficiale della Nazionale italiana dal 1986 al 2002. Il suo stile sobrio ed elegante, lontano dagli eccessi e dall’enfasi esagerata, lo rese amatissimo dagli spettatori.
Tra le sue telecronache più celebri ci sono quelle dei Mondiali del 1990, disputati in Italia, e la finale di Euro 2000 tra Italia e Francia. Nonostante l’amarezza per alcune sconfitte della Nazionale, la sua voce ha accompagnato momenti storici del calcio azzurro.