Il rapporto tra Marcell Jacobs e Filippo Tortu non è mai stato idilliaco. Troppo distanti come cultura ed impostazione mentale per trovarsi. Se si legge bene nelle righe di questa brutta storia di spionaggio, che ha avuto per ora l’unico effetto di far deflagrare in modo evidente le profonde spaccature del settore velocità dell’atletica italiana, si vedrà che è soprattutto uno scontro tra ‘famiglie’. Anzi, tra il peso che le rispettive famiglie hanno avuto nella storia sportiva di entrambi. Da una parte (Jacobs) come stimolo di rivalsa e affermazione, dall’altra (Tortu) come ambiente di supporto e spinta.

Prima, però, di procedere all’analisi delle rispettive famiglie dei due protagonisti, merita di essere ricordato un elemento che forse in questi giorni non si sottolinea abbastanza. Il miracolo olimpico dell’oro nella 4×100 di Tokyo era ormai svanito da tempo e tutti sapevano bene che non si sarebbe più potuto ripetere. La crepa caratteriale tra i protagonisti è stato solo un elemento a far tramontare quell’esperimento. L’altro elemento, forse più importante, è stato l’evidente calo di prestazione da parte di entrambi. Non sappiamo se questo sia frutto del rapporto con le rispettive famiglie anche se avanziamo un’ipotesi. Come Jacobs, ritrovandosi con il padre, ha perso il sacro furore che animava la sua anima inquieta, forse Tortu potrà ritrovarsi soltanto uscendo dall’ambiente ovattato e comunque carico di invidia del proprio gruppo. Forse questa storia dello spionaggio potrebbe aiutare in questa separazione.

La famiglia, anzi le famiglie, di Jacobs sono tante e variegate. A cominciare da quella di provenienza. Il padre, Lamont Jacobs, è un ex militare americano che dopo la nascita di Marcell, è stato trasferito in Corea del Sud, portando alla separazione dei genitori. Marcell è cresciuto in Italia con la madre e ha avuto pochissimi contatti con il padre durante l’infanzia. Questo distacco ha generato in lui sentimenti di rabbia e risentimento, come più volte dichiarato da lui stesso in diverse interviste. Nel novembre 2024, dopo 16 anni di separazione, padre e figlio si sono finalmente riuniti durante il Giorno del Ringraziamento, un evento che ha rappresentato una svolta significativa, anche dal punto di vista sportivo.

Anche nei rapporti sentimentali Jacobs è un uomo del nostro tempo. Il suo primogenito, Jeremy, è nato quando Marcell aveva 19 anni, da una precedente relazione. In quel periodo il campione ha ammesso di non essere stato un padre presente, vivendo la paternità in modo distaccato. Nel 2018 incontra sua moglie in una discoteca. Dopo nove mesi di frequentazione decidono di convivere. La coppia ha due figli e nel settembre 2022, Marcell e Nicole si sposano sul Lago di Garda, consolidando ulteriormente la loro unione familiare.

Attualmente Jacobs si sta allenando negli Stati Uniti, principalmente a Jacksonville, in Florida, sotto la guida del coach Rana Reider. Questa collaborazione è iniziata nel 2024, quando ha deciso di unirsi al gruppo di allenamento di Reider per prepararsi alle Olimpiadi di Parigi. Le ultime uscite agonistiche non sono all’altezza del 2021, l’anno sicuramente migliore per lui.

Completamente diversa la storia familiare di Filippo Tortu che nella sua famiglia ha trovato il supporto e la forza per raggiungere i traguardi sportivi. Il padre Salvino Tortu, originario di Tempio Pausania in Sardegna, è stato un velocista negli anni ’80 e ha trasmesso la passione per l’atletica ai suoi figli oltre ad essere l’allenatore di entrambi. La mamma, Paola, originaria di San Colombano al Lambro in Lombardia, ha sempre sostenuto Filippo nel suo percorso sportivo.

Giacomo Tortu, accusato di aver commissionato lo spionaggio ai danni di Jacobs, è il fratello maggiore di Filippo, ha praticato atletica a livello giovanile prima di dedicarsi agli studi in Economia. Successivamente, è diventato il manager del fratello, occupandosi degli aspetti organizzativi e commerciali della sua carriera.

Per quanto riguarda le relazioni sentimentali, il velocista milanese ha sempre mantenuto un basso profilo, dimostrando anche in questo di non prediligere le luci della ribalta e i rotocalchi. In sintesi, la famiglia Tortu ha rappresentato un pilastro fondamentale nella vita e nella carriera di Filippo, offrendo supporto sia a livello personale che professionale, e contribuendo in modo determinante ai suoi successi. Oggi, però, l’ha messo in una posizione scomoda e per certi versi costretto a fare dichiarazioni, e soprattutto, scelte decise se vuole continuare a conservare la considerazione che raggiunse quando corse in 9’99, primo italiano a scendere sotto i 10′ nei 100.

Redazione
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