Strade Bianche, molto di più di una gara di ciclismo. Lo scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera, oggi lunedì 7 marzo 2022, e mentre scorri le righe di questo articolo ti stropicci gli occhi. Non ci credi. Perché non c’è una parola fuori posto, non una di meno né di più che avresti da aggiungere. Perché è così ed è tutto vero.
aLDO gRASSO: La gente accalcata lungo il percorso della gara ciclistica, sulle sterrate delle colline senesi, è il segnale che né la pandemia né la guerra possono tenerci prigionieri per sempre
È il ciclismo che suona una bella lezione. È il Belpaese che incanta sempre. Gratis, in tv, e lungo le strade. È il ciclismo che si fa grande perché emoziona dal vivo e in HD: arriva a tutte e a tutti, senza distinzione, arriva alla gente, tanta gente, che lo aspetta. Con calviniana leggerezza. Lo aspetta davanti ad una tv, di sabato pomeriggio. O a bordo di una strada. È il grande ciclismo che piace ad un popolo che vuole divertirsi e immedesimarsi. Nei campioni, dal primo all’ultimo, in quella maledettamente bella polvere, donne e uomini. Nella terra, in quella maledettamente sterrata (senza B I T U M E scrive Aldo Grasso, più sostenibile di così…). In quelle strade bianche che conducono alla gloria. Lassù, dopo una fuga alla vecchia maniera di fenomeno Tadej Pogacar, sulle pietre e nella storia di una città che trasuda epica: Siena, Campo dei fiori.
Niente mascherine, pochi limiti, emozioni sfrenate. Ne avevamo bisogno. Anche la caduta spazzata dal vento senza per fortuna impossibili conseguenze, è uno spettacolo nello spettacolo. Un’aria nuova ma antica. Più bella degli stadi pieni, dai, lo scriviamo senza invidia, più vera come spettacolo che racconta iconicamente e da sempre quanto la sofferenza possa essere anche leggera e bella come un successo da afferrare in bicicletta.
Il successo di una corsa, le strade bianche, che non è storica come tante altre ma è così bella e vera da essere considerata la sesta sinfonia delle Classiche Monumento. Elenco delle altre cinque, le più prestigiose corse in linea di un sol giorno: Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi, Giro di Lombardia. Cinque più una, le strade bianche, anche se non è ufficialmente annoverabile in questa élite, nessuno si offenda. Licenza poetica. Così come non è una bestemmia dire anzi scrivere che il vincitore, quel vincitore, P O G A C A R, somigli sempre di più ad un certo Eddy Merckx. Amen. Il grande ciclismo è sacro e prega anche così.
MONUMENTALE POGACAR – Lo sloveno attacca ai 50km dal traguardo e si impone in solitaria in Piazza del Campo. Valverde e Asgreen, staccati, completano il podio. Nella corsa femminile successo per la campionessa belga Lotte Kopecky davanti ad Annemiek van Vleuten.
La classica del Nord più a Sud d’Europa ha regalato due vittorie senza precedenti con i successi della campionessa belga Lotte Kopecky e dello sloveno Tadej Pogacar. Da un lato il duello all’ultima curva tra Annemiek van Vleuten e la campionessa belga Kopecky. Dall’altro l’impresa in solitaria del recente vincitore dell’UAE Tour Pogacar.
La corsa degli uomini si è decisa nei 11500 metri dell’ottavo tratto di sterrato, quello di Monte Sante Marie. Dopo una prima accelerazione di Alaphilippe (in precedenza vittima di una caduta che ha coinvolto circa 30 corridori, tra cui anche Pogacar, ai -100 km per una forte folata di vento laterale) il talento sloveno ha aumentato il ritmo e guadagnato subito qualche secondo di vantaggio. Carlos Rodriguez è stato l’unico a provare un inseguimento in prima persona, prima di essere ripreso dal gruppo dei migliori che nulla ha potuto per arginare Pogacar, involato verso il successo in solitaria e acclamato dai tanti tifosi presenti a bordo strada e in Piazza del Campo a Siena. Un grande Valverde (a 37”) e un coraggioso Asgreen (a 41”) hanno completato il podio della sedicesima edizione di Strade Bianche Eolo. Lo sloveno aggiunge così al suo palmares un’altra prestigiosa classica di un giorno dopo Liège-Bastogne-Liège e Il Lombardia.
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