Cosa sta accadendo al tennis moderno?

Mercoledì pomeriggio, durante la partita con Rublev, Carlos Alcaraz si toccava diverse volte il braccio. Lo stesso che l’aveva costretto al forfait a Montecarlo e che l’ha tenuto bloccato diversi giorni. Nel suo commento su Sky, Bertolucci, tra le tante cose, ha anche detto: “Si vede che a Carlitos mancano diversi giorni di tennis…”

Pochi minuti dopo la sconfitta dello spagnolo, arrivava la notizia che tutti si aspettavano pur non desiderandola: Sinner abbandonava l’ATP di Madrid per il dolore all’anca. Il master spagnolo perdeva, così, d’incanto i due maggiori protagonisti: il dominatore delle ultime tre edizioni e il n. 1 del tabellone.

Ieri sera, poi, si consumava il terzo abbandono eccellente, quello di Medvedev mentre era impegnato nel quarto contro Lehecka. Problemi alla gamba destra per lui. Così preoccupanti da mettere a rischio anche la partecipazione agli Internazionali d’Italia.

Nel frattempo, martedì, era uscito di scena anche Nadal, alle soglie delle 38 primavere e fermo ai box ormai da quasi un anno. Il n. 1 al mondo, Nole Djokovic, aveva rinunciato prima ancora di iniziare, per curarsi le ‘ferite’ di questi primi mesi del 2024 e preparare al meglio le prossime importanti sfide sulla terra rossa. Il vincitore, mattatore assoluto, di Montecarlo Tsitsipas, dopo mesi di anonimato e un ritorno che sembrava definitivo, è uscito di scena quasi subito da Madrid.

Cosa sta succedendo al tennis mondiale? Possibile che non vi sia più un giocatore in grado di picchiare forte e duro per tutta la stagione? Passi per due ‘vecchietti’ come Nole e Nadal, gli altri emergenti sono così fragili da dover dosare le energie, oppure c’è qualcosa che è cambiato in questi ultimi anni?

Proviamo a dare una risposta, che ha il solo scopo di stimolare una riflessione più accurata, magari partendo dall’analisi dei numeri. Potrebbe apparire, ad un primo approccio, che la stagione ATP odierna sia diventata più impegnativa di quelle passate. In realtà non è proprio così. Da oltre 20 anni il numero di tornei è rimasto invariato (stesso numero dal 2004 al 2024: circa 70) e se torniamo indietro di 40 anni (negli anni ’80) è addirittura diminuito (allora erano circa 120). Quindi le potenziali giornate di gara, per ogni singolo tennista, sono le stesse dei tempi d’oro dei magnifici tre (leggi Federer, Nadal e Djokovic). Se non è l’usura dovuta al maggior numero di giorni di gara, allora dobbiamo cercare le cause da qualche altra parte.

Ne indichiamo due, strettamente legate tra loro: i materiali e, di conseguenza, il tipo di gioco. Le palline oggi viaggiano a velocità superiori, sia in battuta che durante gli scambi. AI ci dice, per esempio, che all’esordio del millennio la velocità media di una battuta era di circa 190/200 cm/h. Oggi la media supera i 220 km/h, con alcuni giocatori che superano anche i 250 km/h. Per capirci, Andy Roddick nel 2004 stabilì il record di velocità della battuta con 254 km/h. Dieci anni dopo Isner l’ha battuto portando l’asticella a 263 km/h.

L’aumento della velocità della palla ha avuto un impatto significativo sul gioco. Gli scambi sono diventati più brevi e i giocatori hanno meno tempo per reagire ai colpi avversari. Tutto questo è stato possibile grazie a una combinazione di fattori.

  • Miglioramento delle racchette: Le racchette moderne sono più rigide e aerodinamicamente efficienti, permettendo ai giocatori di generare più potenza apparentemente con meno sforzo. I materiali utilizzati, come il carbonio e il titanio, sono più leggeri e resistenti, consentendo una maggiore velocità di swing.
  • Corde più sottili: Le corde più sottili riducono la resistenza aerodinamica e permettono alla palla di accelerare maggiormente.
  • Superfici di gioco più veloci: I campi da tennis moderni sono più veloci rispetto a quelli di un tempo, grazie all’utilizzo di materiali più duri e all’adozione di rivestimenti più lisci.
  • Regole modificate: L’abbassamento dell’altezza di servizio nel 1999 ha portato a una maggiore velocità delle prime battute.
  • Scarpe più performanti: In base al fondo del campo, le nuove calzature permettono maggiore o minore grip, a seconda dell’esigenza.

Tutto questo presuppone, a nostro avviso, una sollecitazione maggiore da parte del fisico. E visto che stiamo fondamentalmente parlando di una leva (nel tennis sempre svantaggiosa), l’aumentare della velocità, e quindi del peso della palla, costringe ad una maggiore sollecitazione tutte le parti del corpo interessate.

Insomma ci sembra che nel tennis contemporaneo, perfettamente interpretato con sfumature diverse da Alcaraz e Sinner, ne guadagni senza dubbio lo spettacolo, ma a soffrirne sono prima di tutto i giocatori, vittime, più frequentemente che in passato, di infortuni muscolari e articolari.

📣 Seguici anche sul canale Telegram di Sport24h.
Jules Elysard
Nato in una cittadina semisconosciuta tra Mosca e San Pietroburgo (non chiedetemi perché, è una storia lunga), di padre francese e madre italiana, mi occupo di sport fin da piccolo. Amo guardare le cose da un punto di vista diverso, a volte anche problematico, ma mai dogmatico. Ho collaborato con diversi quotidiani.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui