Da Villach a Udine lungo la ciclovia Alpe Adria; tappa molto lunga, così decido di prendere il treno da Villach fino a Tarvisio, che mi permette di accorciare il percorso di almeno 40 chilometri. Le Alpi Giulie oggi fanno da sfondo al mio percorso. Non sono altissime ma l’aspetto è comunque imponente. Per millenni queste montagne hanno visto transitare popoli ed eserciti e la linea di confine si è spostata diverse volte.
Tarvisio mi accoglie con la sua allegria e con la sua mondanità, il tempo per un caffè e via sull’Alpe Adria, che da ora coincide con la vecchia linea ferroviaria dismessa che un tempo collegava Udine con Tarvisio. E’ una straordinaria opera di recupero e valorizzazione, le traversine sono state sostituite dall’asfalto per le biciclette e le vecchie stazioni recuperate. Il percorso è piuttosto facile perché sempre in leggera discesa per tutto il tragitto fino a Gemona.
Appena usciti da Treviso sottopasso il “contatore di persone”, un arco con un rilevatore a numeri. Poi incontro il primo lungo tunnel ferroviario e diversi viadotti in ferro fino a raggiungere Pontebba. Mi fermo sul ponte per fotografare il cippo che ricorda il confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro ungarico fino al 1919, prima ancora segnava il confine tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Austriaco.
Pontebba è la sosta ideale per i ciclisti, è deliziosa e accogliente. Da qui il percorso scende ancora e transita su lunghi viadotti, come quello spettacolare sul fiume Fella. Ma la vera sorpresa è la stazione di Chiusaforte, recuperata e adibita a ristoro per i cicliti. Chiusaforte è un esempio di come il recupero delle vecchie ferrovie possa davvero rappresentare l’unica risorsa contro la scomparsa di un tessuto antico, fatto di paesaggi agricoli, di economia artigianale depositaria di vecchie tradizioni. E sono proprio le tradizioni ad animare questi luoghi, per non dimenticare il lavoro, la fatica e quanti hanno vissuto per queste montagne. Risalgo in sella e affronto due lunghissime gallerie, quasi al buio non fosse altro per le luci delle biciclette che animano la ciclovia. A Moggia la ciclovia s’innesta sulla statale oppure si può prendere la vecchia strada militare più scenografica ma più faticosa per raggiungere Venzone. Io ho scelto la statale (anche se me ne sono pentita!).
Entro nel cuore di Venzone, “uno dei Borghi più belli d’Italia” e vengo attratta da subito da un intenso profumo di vaniglia che mi porta fino alla “Pasticceria d’Altri Tempi”, proprio nella piazza principale; a gestirla una coppia, che ha saputo unire le tradizioni friulane e la creatività partenopea, pompeiana per l’esattezza. Il risultato sono gusti dimenticati, gelati dal sapore nostalgico e questo intenso profumo di vaniglia che si spande in tutto il paese. Dopo Venzone la ciclovia riprende un percorso più intimo, lontano dalla statale fino a Gemona. Tutti ricordano Gemona per il tremendo terremoto che la colpì nel 1976 per ben due volte, ma oggi è una cittadina che si è buttata alle spalle quella vicenda e rivolge tutto il suo interesse verso il turismo, valorizzando le potenzialità della sua terra. Sono sfinita e decido di prendere un treno fino Udine. Domani sarà l’ultima tappa, scenderò fino al mare Adriatico.
Stefania Bove
Il viaggio continua…