Ding Liren vince l’ultima partita di spareggio ed è il nuovo campione del mondo di scacchi. Il russo Ian Nepomniachtchi esce sconfitto da un duello mentale prima che teorico e adesso chissà se sarà più in grado di tornare a giocarsi un mondiale.
E’ stato un epilogo per certi versi incredibile quello andato in scena oggi ad Astana. Dopo tre Rapid terminate in parità, anche la quarta (il russo con il bianco) sembrava destinata alla divisione del punto.
Quando la partita navigava tra un centro di partita con donne e alfieri su campo nero e un finale nel quale il nero aveva sul lato di donna due pedoni passati contro una bella catena di pedoni bianchi su lato di re, il cinese ha rifiutato la ripetizione di mosse e, anche se in carenza di tempo, ha giocato 46… Tg6. I motori giudicano la mossa pari, mentre un autorevole commentatore come Fabiano Caruana prova a spiegare che si tratta di mossa perdente. Nepo non legge bene la posizione e perde buona parte del vantaggio di tempo per poi immaginare un controgioco. Dopo due mosse arriva il suo primo grave errore (48. h4) con il tentativo di catturare la stessa torre avversaria inchiodata.
Ma il tempo (non quello sul cronometro, ma nella sequenza di gioco) è a favore di Liren, che avanza inesorabilmente con i pedoni su lato di donna, dominando al contempo con la propria donna le case chiare. Alla 59^ mossa Nepo commette il secondo errore grave, attaccando ancora la casa g7 difesa ma distogliendo forze dall’avanzata dei pedoni avversari. La partita si protrae fino alla 69^ mossa, ma Liren gioca corretto e pian piano si avvicina alla promozione. Con pochi secondi sul cronometro e una posizione disperata, Nepo si arrende e vede svanire il sogno di diventare campione del mondo.
Per il cinese si tratta di un trionfo insperato, basti pensare che si è qualificato per il Torneo dei Candidati solo perché Karjakin fu squalificato a causa della guerra in Ucraina, ha ottenuto il 2 ° posto solo l’ultimo giorno, e poi ha avuto la possibilità di vincere il titolo perché Carlsen si è ritirato. Tutto questo deve essere passato nella testa del ragazzo cinese di 30 anni, nato a Wenzhou, subito dopo aver realizzato dell’impresa tant’è vero che le prime foto lo riprendono con le mani sul volto mentre piange, ancora davanti alla scacchiera. Se ci aggiungiamo che è arrivato a questo mondiale in condizioni non perfette, avendo lui stesso dichiarato di essere particolarmente depresso e di non riuscire, nella prima settimana di gare, a concentrarsi sulle posizioni dei pezzi e di pensare ad altro, il valore di questa vittoria assume contorni umani su cui si rifletterà ancora per tanto tempo.
Abbiamo spesso ricordato il valore geopolitico di un mondiale di scacchi. Forse per questo l’Occidente, sempre pronto a ricordare il duello tra Spasskij e Fischer come la vittoria della democrazia contro il comunismo, si è dimenticato di raccontare questo mondiale che ha visto contrapposto un russo ad un cinese. Già solo questo elemento dà la dimensione di come anche questo gioco, con tutte le valenze simboliche che porta con se, sia ormai uscito dalla sfera occidentale.
Il fatto che il nuovo campione del mondo sia un cinese crediamo abbia un valore e una portata simbolica ancora più grande. La Cina ha scalato in questi anni le classifiche mondiali in numerosi campi. E’ ormai indiscutibilmente l’alter ego degli USA, il paese in grado di raccogliere attorno a se tutto il resto del mondo che non si identifica con i valori dell’Occidente. E’ il paese (e la guerra in Ucraina lo sta dimostrando) in grado di imporre una diplomazia slegata dalle logiche di guerra fredda e se dal punto di vista militare ancora non è ai livelli degli USA, nel resto dei campi ha superato anche gli Stati uniti, dilaniati da una non tanto strisciante guerra civile e culturale. Adesso il paese dei Mandarini può vantare anche il nuovo campione del mondo di scacchi che non ha il carisma e la forza teorica di un Carlsen, ma porta una ventata di freschezza e novità, soprattutto nella capacità di raccontare una narrazione diversa, in cui debolezze umane e teoriche si intrecciano con la voglia di osare, fino alla fine.
Come è accaduto in questo mondiale. Andato in svantaggio per ben tre volte, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, battendo varianti teoriche sconosciuto o poco battute, favorito anche dalla pochezza psicologica di Nepo. Ha sempre recuperato lo svantaggio, fino alla dimostrazione di coraggio di oggi: ha rifiutato l’ennesima patta per ripetizione di mosse e provato a vincere. Trovando una vittoria che sicuramente farà felice oltre 1 miliardo di persone; almeno da questo punto di vista Nepo ed anche Carlesn non avrebbero potuto fare di meglio.