L’Eroica è forse questo: una sospensione dello spazio e del tempo reale, come un potente allucinogeno?
Gaiole in Chianti – Sono grato agli amici dell’Eroica, perché ancora una volta mi hanno invitato a questa straordinaria narrazione. Sono grato, ma non riesco ad unirmi al coro.
L’ammetto, sono snob, e lì dove alberga la maggioranza io mi sento fuori posto. Per questo vi racconto una storia diversa, sperando che gli amici dell’Eroica, che sono tanti e tutti amabilmente schierati, mi possano perdonare.
LO SPIRITO DELL’EROICA
Un’amica, donna di spirito ed acuta osservatrice, a Dievole mormora: “ho la sensazione che lo spirito dell’Eroica si stia perdendo… la prestazione prende il sopravvento sulla festa.”
Alfredo, al termine dei suoi centoepassa chilometri: “E’ andata meglio dello scorso anno, per fare la salita di Monte Sante Marie addirittura un minuto in meno”. Maurizio, ancora, per l’ennesima volta, il primo a tagliare il traguardo dei 200: “Il prossimo anno batto il record di Pogacar…”.
Ammetto che non ci avevo ancora pensato, ma forse quello che dice la mia amica è vero: la prestazione prende il sopravvento sulla festa. Se questo accade, cosa resta? Un’immensa, gigantesca, carnevalata, dove ognuno si veste come gli pare con la scusa di vestirsi d’epoca. Mancano solo, ma magari tra qualche anno ci si arriverà, Chewbecca o Indiana Jones (in fondo stiamo parlando di ancien anche in quel caso..).
ANDIAMO PER ORDINE
Perché le persone che partecipano all’Eroica si vestono come damerini della Bella Epoque? Risposta semplice e banale, perché il ciclismo che richiama questa manifestazione è quello che la storia di questo sport definisce ‘eroico’, ovvero quello degli ultimi anni del XIX secolo. Ora senza scomodare Benjamin, che il caso vuole stia leggendo proprio in questo periodo, appare evidente che parliamo di un periodo storico in cui sembrava che tutto andasse bene ed invece si andava dritti, come il Titanic, verso il proprio destino, verso le guerre che hanno cambiato quel mondo.
E’ una metafora, l’Eroica del XXI secolo, della nostra condizione? Mi verrebbe di affermare: ‘si’. Abbiamo ben poco da festeggiare e vestirci come fessi, gettando i problemi dietro alla schiena o pensando che la bicicletta (sì la bicicletta) possa da sola cambiare il mondo. Lo facciamo, ci regaliamo qualche ora di assoluta sofferenza e, soprattutto, distacco dalla realtà, per trovare energia e ottimismo verso un futuro che, se vogliamo essere indulgenti, è quanto meno grigio (non scrivo nero per non sembrare pessimista).
L’Eroica è forse questo: una sospensione dello spazio e del tempo reale, come un potente allucinogeno?
IL SEGRETO E’ NEL NOME
Nel film The Founder, che narra la storia del colosso commerciale McDonald, un cinico Micheal Keaton (Ray Kroc) spiega ad un allibito Nick Offerman (Dick McDonald) un segreto: “Quello che contava nella vostra idea non sono i panini con il cetriolino, né l’organizzazione del lavoro.. il vero segreto sta nel nome: McDonald”.
Mi sono chiesto perché l’Eroica ha avuto più successo delle tante ciclostoriche nate nel nostro paese e nel mondo, molte delle quali sul modello di quella di Gaiole. Non può essere il paesaggio, visto che il mondo è pieno di bellezza (fino a quando non la distruggeremo). E neanche il vino, che l’Italia è ricca di nettare, buono (se non di più) di quello, ottimo, che producono nel Chianti ogni anno da oltre 100 anni. Allora dove è il segreto del successo (e che successo, quest’anno oltre 8000 persone)?
Nel nome: Eroica.
Richiama al ciclismo di Girardendo e Ganna, ovvero l’epoca eroica della bicicletta, quando questo mezzo rappresentata il futuro: velocità e progresso.. chiedere a Balla. Ma, a guardare i tanti giovani/mezzogiovani/vecchi/signorine e signore che nel week end, con baffi posticci e cappelli d’antan, si sono affollati lungo i tornanti di Brolio e poi oltre, mi sono chiesto: “Anche per loro la bicicletta significa ‘progresso, velocità e fiducia nel futuro?”. Mi tornano alla mente le parole “..si è perso lo spirito dell’Eroica”.
UN PO’ DI FILOSOFIA
Walter Benjamin (scusate, ma sono fissato, forse perché non l’ho ancora compreso pienamente) in “Parigi capitale del XIX secolo” scrive: “I potenti vogliono mantenere le loro posizioni col sangue (polizia), l’astuzia (moda), l’incantesimo (sfarzo)”. Tolta la polizia, all’Eroica le altre due ci stanno perfettamente. Sono stato quindi immerso in una pacchiana, grossolana, sazia, manifestazione del potere. Un modo per non pensare alle cose serie? Ho paura di si.
PERO’…
Tutto questo rimuginare mi porta ad una conclusione, che esprimo ad alta voce, tornando a casa: “..probabilmente il prossimo anno non partirò per questa grande festa di popolo, in cui lo sfarzo senese, che fa tanto palio, si fonde con il pragmatismo di Gaiole, ultima periferia del mondo…” e mentre dico questo sento un magone infondo al cuore.
Mi mancheranno gli amici, tanti e diversi, sempre uguali e sempre nuovi. Mi mancheranno le ore mattutine al buio illuminate dai cellulari (ragazzi non barate, ne ho visti pochi con il lanternino a petrolio); mi mancheranno le immaginifiche e un po’ ruffiane parole del Brocci; mi mancherà la grande festa in società che solo l’arrivo dei big sa creare. E di big all’Eroica se ne vedono tanti, chiedete ai miei colleghi, che l’hanno raccontato con dovizie di particolari, foto e selfie d’ordinanza. C’era anche la RAI che quando si tratta di riempire i palinsesti con produzioni autoprodotte è sempre pronta ad offrire uno spettacolo che tale è solo per quelli che vi partecipano. Gli altri guardano, un po’ attoniti, un po’ sonnecchiando, un po’ non capendo; forse qualcuno anche invidioso: “ah.. ci potessi essere io!” – a volte rimpiango la RAI di Bernabei, ma non sarebbe da snob quale sono, per cui lascio perdere e penso che infondo anche questo è servizio pubblico, sempre meglio di zia Mara (quella della maglietta ‘se vuoi dimagrire…’, il resto fate voi).
Mi mancherà in realtà, e arrivo al punto, l’unica cosa per cui vale la pena andare all’Eroica che è poi anche l’altra faccia di quanto mi hanno raccontato Alfredo, Maurizio e che ho vissuto anche io: la sfida con se stessi.
LA MIA EROICA
Parto per Gaiole dicendo a Stefania: ‘Voglio fare il percorso di 80 km, voglio provarci. Ci metterò un po’ di più, ma voglio farlo.’ Al bivio di Dievole sono già stanco. Non ho percorso che appena 30 chilometri ma il caldo o forse altri pensieri mi fanno dubitare: ‘scendo per il breve o provo quanto prestabilito?’ Decido di non abbandonare il progetto iniziale.
La prima Eroica fu quella della scoperta: bella, entusiasmante, ispiratrice. Esperienza unica e forse irripetibile. La porto nel cuore, come uno dei ricordi più cari di sempre. La mia seconda fu quella degli amici ritrovati. Capii che si trattava di un appuntamento di quelli che non vuoi perdere, come la cena con i compagni del liceo. Ti ritrovi, a distanza di un anno, e parli del tempo che è passato come se il tempo non sia passato.
La terza Eroica fu mistica, a Montalcino, percorso di 70 chilometri, per me un record. Una pedalata da sogno, in completa solitudine. Io, i cipressi, il maestrale e poco altro.
Questa doveva essere l’Eroica del ritorno, dopo anni di assenza. Avrei voluto festeggiarla con gli 80 chilometri e la Volpaia. Non ce l’ho fatta, mi sono fermato prima. Colpa del caldo o forse di una giornata storta. Colpa del tempo che passa, un anno più vecchio.
Poi guardo Alfredo, che ogni anno allunga il chilometraggio, e Maurizio, che ogni anno ci mette sempre meno, e Lorenzo con il papà, che ha oltre 80 anni e forse torna anche il prossimo anno, e Alberta, che ritorna a pedalare. Insomma mi guardo attorno e vedo che tutti migliorano. Ogni anno che passa ringiovaniscono.
Ed è allora che penso: ‘il prossimo anno ci torno anche io, faccio gli 80 e la Volpaia’. Come ogni droga non puoi smettere.
No, cara amica, non si è perso lo spirito dell’Eroica: quella fiducia nel futuro che ti fa guardare lontano anche se non si vede l’orizzonte.
L’orchestrina suona e la gente balla… ma chissenefrega! (foto G.Rubino/Eroica press)