Giorno della Memoria: Lilli Henoch, la donna dei record

Lilli Henoch. Nel 1924 fu campionessa tedesca in tutte e quattro le sue gare preferite: il lancio del peso, il lancio del disco, il salto in lungo e la staffetta 4×100. Tra il 1922 e il 1926, Lilli ha detenuto i record mondiali del lancio del peso (per ben due volte) e come membro della staffetta 4×100, che rimase imbattuta per quattro anni. La seconda volta che battè il record mondiale di lancio del peso, a Lipsia ai Campionati tedeschi del 1925, fissò un limite che non sarebbe stato battuto per anni, nonostante il peso, l’anno successivo, venne ridotto di un chilo.

In occasione della Giornata della Memoria voglio ricordare una figura come poche nel mondo sportivo del ‘900 (e lo studioso che ha impiegato tutta la vita perché il mondo non si dimenticasse di lei: Martin-Heinz Ehlert). Se fosse stata un uomo, Lilli avrebbe potuto partecipare, negli anni migliori della sua eclettica carriera sportiva, alle Olimpiadi e ritagliarsi una fetta di gloria nel pantheon dei ricordi.

Solo nel 1928, infatti, ed anche grazie alle imprese di Lilli, il Comitato Olimpico Internazionale aprì le gare di atletica alle donne. Ma Lilli aveva già perso il “tocco magico”, o forse non gli interessavano più quelle discipline in cui aveva primeggiato per un quadriennio. Il suo eclettismo l’aveva già portata altrove; a giocare nella formazione berlinese di palla a mano, dove in breve divenne capitano della squadra e poi presidente della sua società (Berliner Sport-Club).

Lilli è stata storia: quella piccola, di una qualsiasi ragazza di origine ebraica nella Germania della prima metà del ‘900, e quella grande, in cui i geni si incontrano. Martin-Heinz Ehlert, lo sportivo e studioso tedesco che ha lavorato in Germania affinché il suo ricordo non sparisse nella memoria, l’ha definita “un genio dello sport”. Per la capacità di mettere insieme sport di forza e velocità e per la voglia di imporre, ad un mondo allora ancora forzatamente maschilista, la figura di una donna in grado di giocare, competere, vincere e dirigere. E come un genio, da piccola ne incrocia un altro, forse più grande, sicuramente più noto.

Nata nel 1899 a Königsberg, nella Prussia orientale, Lilli è la seconda figlia di una famiglia borghese. Susie, la sorella maggiore, studia musica. Lilli preferisce stare in disparte ed ascoltare, come anche il vicino di casa che ogni tanto passa a trovare la famiglia per sentire suonare. Quel vicino è Albert Einstein.

Narrano i pochi scritti che si reperiscono in rete che Lilli ama correre, saltare e giocare. In breve diventa l’atleta di riferimento per una nazione che scivola lentamente verso l’autoritarismo e poi, dal 1933, nella dittatura. Lilli è famosa e nota, oltre alla pallamano è la capitana della squadra di hockey femminile di Berlino. Quando l’aria diventa irrespirabile per gli ebrei in Germania gli propongono di andare ad allenare in Olanda.

Lei rifiuta, per non abbandonare la madre. Nel 1942 entrambe vengono deportate a Riga, in Lettonia. Sappiamo per certo che entrambe vengono giustiziate dalle squadre della morte naziste e sepolte in una fossa comune nei boschi vicino alla città lettone.

Per ricordare l’epilogo di questa storia, citiamo completamente parte del post presente sul sito ebreisraele.it da cui traggo la maggior parte delle informazioni e dove potete leggere l’articolo completo.

“Grazie agli instancabili sforzi di uno studioso tedesco, Martin-Heinz Ehlert, il nome di Lilli Henoch è stato commemorato in tutta Berlino. Da lei prendono il nome diversi impianti sportivi: una palestra per la scuola, un campo da calcio non lontano dal Museo ebraico e una stradina.

Allora perché il nome di Lilli Henoch non è così familiare qui in Israele? Perché è scritto così poco su di lei in ebraico? Forse questo ha a che fare con il fatto che Henoch non era un sionista e non si unì a un noto club ebraico e sionista, come il club di successo Ko Barba di Berlino. Per Henoch, lo sport non era una causa politica, ma una passione, un piacere e un paradiso per la sua natura competitiva. Lilli Henoch desiderava semplicemente saltare e correre.”.

Anche in questo Lilli conserva una straordinaria freschezza e modernità: il suo coraggio di essere “libera e felice di correre” credo si evidenzi perfettamente nella bella foto che Martin-Heinz Ehlert è riuscito a trovare e che fa parte del suo archivio privato (cit. fonte) che apre questo articolo.

Giorno della Memoria: ricordare per non dimenticare!

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Antonio Ungaro
Giornalista sportivo e blogger. I primi ricordi sportivi sono le imprese di Gimondi al Giro d'Italia e il 5 Nazioni raccontato da Paolo Rosi. Dietro ad ogni sportivo c'è una storia da raccontare; tutte insieme raccontano un Paese che cambia. Sono convinto, parafrasando Mourinho, che chi sa solo di uno sport non sa nulla di sport.