E’ tutto molto strano in questo caldo inizio di luglio, o forse no. Parlo di sport, lo prometto e cercherò di non ricordare che in Francia un campione come Mbappé ha dato il proprio contributo alla causa repubblicana. Pensate cosa sarebbe successo se uno dei nostri ragazzotti avesse fatto lo stesso; probabilmente avrebbe sancito la fine della parte politica da lui difesa.
E’ tutto molto strano, scrivevo, perché nel giro di poche ore mi trovo a commentare fatti che in altri tempi non sarebbero successi. Il primo riguarda l’intemerata risposta di sua maestà Djokovic al pubblico di Wimbledon. Quando arrivò nel grande circo come ultimo dei parvenu, il serbo portò con se anche una ventata di novità. Si prendeva poco sul serio e scherzava con il pubblico, in contrasto con Nadal e Federer. Il primo quasi gesuitico nel suo modo di interpretare lo sport; il secondo troppo svizzero (= ordinato e sempre a posto). Nole era il buffone, il sarcastico, l’istrionico.
La versione antipatica non l’avevo ancora vista e sinceramente non mi piace. Intendiamoci, non è il primo antipatico del circuito. La storia del tennis racconta di un Jimbo Connors che faceva di tutto per non farsi amare, anche disturbare l’avversario con un corollario di comportamenti che non si ammettono più, ormai, sui campi. Ma prendersela con il pubblico in modo così plateale non è un bel vedere. Non me l’aspettavo da Nole e se ricordo che qualche anno fa ha anche mentito sui vaccini, penso che alla fine forse sarà anche il più forte di sempre, ma sta invecchiando veramente male. Scendere ai livelli di un Rune qualsiasi (a proposito, ma il pubblico danese sta diventando quello che erano italiani e spagnoli qualche anno fa?) non gli fa onore.
Che poi questo comportamento sia funzionale al suo gioco e gli permetterà di portare a casa ancora uno slam, questo lo scopriremo con il tempo. Per ora e me sembra solo segno di debolezza.
Ancora più strano è quanto sta accadendo con le convocazioni per le imminenti Olimpiadi. Antonio Ruzzo, anche qui su Sport24h, ci sta raccontando della piega che sta prendendo la questione Sarzilla, il quale oltre a scomodare Mattarella si è rivolto anche al Collegio di Garanzia. Da quando esiste lo sport in occasione delle convocazioni c’è sempre qualcuno che è escluso e la prende a male. Straparla, strascrive (brutto neologismo, inventato al momento), gufa un po’, in alcuni casi commette anche qualche reato (negli Usa ne sanno qualcosa), ma alla fine se ne fa una ragione.
I tecnici sono pagati per fare delle scelte e sono anche i primi responsabili delle stesse. Se si vince, sono stati bravi, se invece si perde, dei pirla. E’ sempre andata così e molti dicono che faccia parte dello sport: allenarsi, concorrere, vincere o perdere. Rivolgersi ai tribunali per una sconfitta lo trovo rischioso e fuorviante. Mi auguro che tutti rimandino al mittente la questione.
Anche perché poi la cosa rischia di allargarsi, come è nel caso di Tadej Pogacar che prende le difese della sua compagna contro le decisioni dei tecnici sloveni. Tadej in Slovenia è forse poco meno del papa da noi. Se parla non può restare inascoltato. Mi posso immaginare cosa stiano pensando e provando adesso i vari dirigenti e tecnici che hanno deciso di lasciare fuori dai convocati Urska Zigart che, detto per inciso, non mi sembra proprio il Merckx in gonnella.
E’ proprio strano questo caldo inizio di luglio per sport!
Foto Brigitte Grassotti
peccato che Sarzilla (migliore degli italiani) sia stato sacrificato e vista la mancanza di spiegazioni il forte dubbio che rimane è che si sia voluto accontentare il corpo della polizia penitenziaria. le do ragione solo su una cosa: <>.