Ci si chiede spesso quale sia il valore effettivo dei grandi eventi sportivi: se questi rappresentano un modo per rilanciare l’economia di un territorio o se invece, al contrario, al passaggio degli stessi le risorse impiegate lasciano solo cenere. E’ difficile dare una risposta. Crediamo sia più facile raccontare una storia, che ha valore per le persone e i luoghi che coinvolge, ma che non vuole essere esaustiva dell’argomento.
Il 20 maggio del 2016 parte da Palmanova, in Friuli, la 13^ tappa del Giro d’Italia, la prima di un trittico alpino al termine del quale sarebbe asceso al vertice della classifica generale l’olandese Steven Kruijswijk. Contemporaneamente inizia anche una nuova narrazione per le Valli del Natisone, attraversate da quella tappa.
Le Valli del Natisone sono uno dei pochi posti in Italia e in Europa, in cui i boschi stanno pian piano riprendendo il sopravvento.

“Quando iniziai a lavorare – ci racconta una guida del Museo della Grande Guerra di Caporetto (a proposito, un vero gioiello, andate a vederlo!) – il Monte Nero era tutto spoglio.. c’erano alpeggi fino in vetta. Adesso è tutto ricoperto di boschi. Qui (siamo in Slovenia, ma a pochi chilometri dalla frontiera) non si usano più le mani per lavorare, solo il dito per girare le pagine del telefonino.”
Le Valli del Natisone, territorio di confine che ha conosciuto nella sua storia innumerevoli passaggi di uomini (in pace e spesso in guerra), sono oggi emblematicamente rappresentate da Topolò, piccolo centro nel cuore del territorio, che sopravvive all’abbandono con quattro (4!) stanziali, anche d’inverno. Lì si organizza ogni anno un Festival d’arte, ci racconta Donatella Ruttar, ideatrice e coordinatrice dello stesso e del Museo SMO di San Pietro al Natisone, dedicato al paesaggio: “.. per non far morire anche Topolò, come è successo ad altri centri che in pochi anni sono stati invasi dal bosco che avanza.”
Qui i giovani hanno poche possibilità: o scendere fino a Cormons, oppure allungarsi fino a Trieste o Udine “…ma è dura – dice Giulia, dell’Ente del Turismo – farlo ogni giorno!”.
Questo fino al 20 maggio 2016, quando lungo le strade verdissime delle Valli del Natisone è passato il Giro d’Italia. Come un vento di novità, una carica di speranza, una locomotiva nei primi anni del ‘900, il Giro ha portato idee, suggestioni, voglia di ricominciare.

“Natisone Outdoor nasce nel 2016 – ci dice Luca Bosco, uno delle persone coinvolte nel progetto, un passato da biker, un presente da guida turistica e organizzatore di manifestazioni sportive – per dare continuità all’evento promozionale del Giro d’Italia nel territorio del Cividalese e delle Vallate del Natisone e del Torre, coinvolge 16 amministrazioni comunali, 30 sponsor privati e collabora con una decina di associazioni sportive locali. Non so darti una stima di quante persone coinvolga ma penso un centinaio attivamente – continua Luca -. La manifestazione di MTB più importante è la Matadown, che ho inventato io personalmente ed è organizzata dall’Associazione Vallimpiadi, giunta ormai alla quinta edizione. Quest’anno si terrà il 5 agosto. E’ una spettacolare gara di downhill giù per il Matajur, la montagna simbolo di queste valli”.
Luca ha una storia simile a tanti giovani di queste parti, con un grande passione per lo sport e l’amore per la sua terra. Ce la racconta mentre ci accompagna, come guida turistica, in ebike verso Caporetto: “Ho sempre amato le bici sin da piccolo, la prima mtb l’ho avuta a 10 anni. Da allora le bici mi sono entrate nel sangue. Non ho mai corso per vincere, ma per arrivare. Ho sempre vissuto la bici slow, pur facendo comunque un sacco di gare di mtb, sia xc, dh ed enduro poi. Ho partecipato a tutte le “mega” più importanti, dalla Megavalanche all’Alpe d’Uez, quella di Bardonecchia, due volte la Mountain of Hell, tre la Gang Battle di Saalbach, la Dowca di Bovec, Kranjsca Gora, Finale Ligure etc… Finito di gareggiare mi sono dedicato a inventare e organizzare le gare sul territorio…”. Poi un giorno da queste parti passa il Giro d’Italia e nasce quindi il progetto Natisone Outdoor, ovvero la messa a sistema di tutti i percorsi e itinerari realizzabili in questi posti. Molti per e-bike, alcuni a piedi, altri in mtb. Una rete di oltre 400 chilometri che attraversano le valli al confine con la Slovenia, che lambiscono le pendici del Monte Matajur e che legano in un intreccio di emozioni, sapori e profumi quel fazzoletto di terra che ha in Cividale il centro più importante. “Rilanciare questi territori, che hanno conosciuto la guerra calda e fredda come una ferita sociale – ci dice ancora Donatella Ruttar – attraverso il turismo slow è un sogno, forse un’utopia…”.
Zygmunt Bauman diceva: «.. come esseri umani continuiamo a sognare, viviamo proiettati verso il futuro, la spinta utopica ci caratterizza fin dalle origini…» . L’importante, per poter cambiare le cose, è che ci siano i sognatori.
A proposito, quell’edizione del Giro fu vinta da Vincenzo Nibali, capace di recuperare circa due minuti di distacco nelle ultime frazioni di montagna… un sogno!
Antonio Ungaro
Se volete programmare un viaggio nelle Valli del Natisone:
Ufficio IAT Turismo FVG Valli del Natisone, presso SMO Museo di Paesaggi e Narrazione, via Alpe Adria, 73, 33049 San Pietro al Natisone (Ud), 0432727490, 3398403196, [email protected], www.nediskedoline.it,
Info; www.natisoneoutdoor.com
Portale dell’ente regionale del turismo FVG www.turismofvg.it
