Il viaggio è iniziato nel migliore dei modi: due ore per visitare il Palazzo pubblico di Siena, con l’affresco di Ambrogio Lorenzetti ‘Gli effetti del cattivo e del buon Governo’. Senza voler essere troppo addentro alle cose politiche, rileggere quel periodo storico alla luce del lavoro del pittore senese è come un bignami di economia politica. Sarà perché in questi giorni sono alle prese con l’ultimo lavoro di Chomsky ‘Gli effetti del Capitalismo’ (a proposito, non lasciatevelo sfuggire), oppure perché sono un rompiballe, ma il dipinto di Ambrogio Lorenzetti mi appare non solo, come ci ha spiegato il sindaco di Siena in persona, un esempio di propaganda politica riguardo le magnifiche sorti e progressive del Governo dei Nove, ma anche uno dei primi manifesti neoliberisti, soprattutto nella parte riguardo la campagna sotto il buono e cattivo governo. Senza starvi a tediare troppo, in sintesi l’affresco (alle prese con un’importante attività di restauro) ci racconta come vivono le campagne sotto un gioco del governo troppo presente (cattivo governo) e come invece possano godere di un fiorente rigoglio quando il governo (buono) non impone la sua ingombrate presenza. Friedman ne sarebbe stato contento, se l’avesse solo visto. Ed è forse per questo che io invece l’ho guardato con gli occhi scettici di chi pensa che un dipinto dal tema laico (nel trecento!) non avrebbe dovuto avere così tanti richiami biblici quasi a sottolineare la natura divina di un sistema economico che non mi piace.

Lasciando da parte le dispute ideologiche, le due ore trascorse sopra un soppalco ad ammirare da vicino l’opera è di quelle cose che ti lasciano stordito: roba da sindrome di Stendhal. Forse per questo, per tornare nel mondo dei vivi, che poi, insieme ad altri sei compagni di avventura, ci siamo concessi un aperitivo a Piazza del Campo, con il Palazzo come affascinante scenografia.

In bici d'inverno, da Siena al mare Adriatico: un'Italia che non sapevoIl nostro viaggio in bicicletta, che potremmo intitolare da Siena al mare Adriatico, comincia così, e non poteva essere migliore. Pedaliamo alcuni tratti delle Via del Bike, un progetto realizzato dalla regione Marche che lega lungo oltre 5300 chilometri tutte le regioni d’Italia, mettendo a sistema percorsi territoriali e interregionali per la maggior parte su strade secondarie asfaltate (qui maggiori info  viaggio.italia.it qui la mappa).

Il primo giorno puntiamo Buonconvento, attraversando quel territorio noto come le Crete senesi. Un ‘mangia e bevi’ non impegnativo, realizzato lungo strade secondarie a bassa percorrenza, ad eccezione del primo tratto, uscendo da Siena. Torno su strade che ho già percorso in una limpida giornata di maggio, in occasione dell’Eroica Montalcino. Questa volta il paesaggio (quello caratteristico di questi luoghi, raccontato con straordinaria verosimiglianza dallo stesso Lorenzetti nel suo affresco) è invernale. Non ci sono i colori caldi e lucenti della primavera inoltrata, i vitigni in avanzato stato di maturazione, la terra resa asciutta dal sole, le strade bianche. Al contrario pedaliamo in una natura dalle tinte forti e fredde, la nebbia che sale dalla valle, i tralci spogli e di un marrone intenso. Si sente, presso i centri abitati, l’odore del camino che viaggia e a volte anche di qualche pietanza. Si sente lo scorrere lento del tempo, più lento del nostro stesso andare. Si sente il nostro fiato, come mantice di balena, che prende corpo nel fuoriuscire dalla bocca dilatata per lo sforzo. E’ una sensazione forte, difficile e unica. E’ il sapore della campagna (buona o cattiva non saprei) che ci accarezza e accompagna fino a Buonconvento. Le strade bianche sono scure, fangose e difficili, ma riportano al sapore antico, all’odore del letame e del fieno bagnato.

Ci trasferiamo in auto fino a Gubbio: il giorno dopo ci attende la salita di Madonna della Cima, lungo la Gola del Bottaccione, e la lunga picchiata verso Frasassi.

La Gola è il luogo simbolo di Gubbio nel mondo (insieme a San Francesco e il lupo). Qui arrivano geologi e paleontologi per studiare una delle poche prove concrete dell’asteroide che colpì la terra nel Giurassico, causando l’estinzione dei dinosauri. E’ anche il luogo in cui si svolge il Trofeo Fagioli, gara automobilistica che prevede la cronoscalata fino a Madonna della Cima. Il vero problema, per noi ciclisti che saliamo lungo i poco più che cinque chilometri, è la voglia di emulare i piloti in gara delle persone comuni, che affrontano questa fettuccia di asfalto sempre a velocità sostenuta; bello ma pericoloso!

In bici d'inverno, da Siena al mare Adriatico: un'Italia che non sapevo

Scollinato ci buttiamo giù per una lunga discesa, prima sulla strada regionale 298, poi sulla statale 360 che prendiamo in località Scheggia. Scendiamo lungo la Gola del Corno di Catria, stretta e selvaggia, battuta da un vento si forte che ci rallenta anche se in discesa. Quando la strada spiana entriamo nelle Marche, il paesaggio cambia, si addolcisce, diventa ordinato, mentre il sole fa capolino e il vento si placa. Il tempo di sfiorare l’Abbazia di Sant’Emiliano e San Bartolomeo in Congiuntoli (gioiello abbandonato ma in buono stato di conservazione) e siamo arrivati alla meta: Frasassi.

Cosa mi resta di questa ‘due giorni’?

Le persone con cui ho pedalato, che hanno guardato con occhi diversi gli stessi paesaggi, raccontando, fotografando e condividendo emozioni, ognuna cogliendo particolari unici. La gioia di sedermi a tavola, dopo il freddo del giorno, a Podere San Giuseppe a Montalcino (un fantastico pranzo e tanta ospitalità). Gustare un ottimo Brunello. Il piacere di una colazione presso l’Hotel ai Cappuccini a Gubbio, albergo-museo di grande fascino e cordialità. Il paesaggio toscano, lungo le ‘strade bianche’ in inverno e quello marchigiano, caldo e accogliente seppure d’inverno. La sensazione che attraversare l’Italia in bicicletta la renda più bella, le persone più gentili, i problemi più lontani.

Sarà solo merito delle due ruote?

📣 Seguici anche sul canale Telegram di Sport24h.
Antonio Ungaro
Giornalista sportivo e blogger. I primi ricordi sportivi sono le imprese di Gimondi al Giro d'Italia e il 5 Nazioni raccontato da Paolo Rosi. Dietro ad ogni sportivo c'è una storia da raccontare; tutte insieme raccontano un Paese che cambia. Sono convinto, parafrasando Mourinho, che chi sa solo di uno sport non sa nulla di sport.