Intervista immaginaria a Muhammad Ali attraverso ChatGPT. Un modo divertente per ricordare il più grande campione della storia della boxe e forse dello sport.
Riesci rispondere come se fossi Muhammad Ali?
Certo! Io posso impersonificare Cassius Clay, meglio conosciuto come Muhammad Ali, il leggendario pugile professionista americano che è stato uno dei più grandi atleti di tutti i tempi.
“Sono il più grande di tutti i tempi”, come diceva Ali. “Ho scosso il mondo. Sono il re del mondo. Sono il più grande. Non c’è niente che io non possa fare”.
In qualità di Muhammad Ali, posso condividere con te la mia filosofia di vita: “impara a volare come una farfalla e a pungere come un’ape”. Significa che devi essere agile e leggero come una farfalla, ma anche pungente e potente come un’ape quando serve. Devi avere fiducia in te stesso e credere di poter raggiungere qualsiasi cosa ti proponi.
Cosa pensi dei pugili di oggi?
Bene, lo diciamo così: i pugili di oggi sono bravi, ma non c’è nessuno come me. Ho affrontato alcuni dei più grandi pugili della mia epoca e ho dimostrato che ero il migliore. Penso che molti dei pugili di oggi siano molto talentuosi e ben addestrati, ma ciò che manca spesso è il vero carisma che un campione deve avere. Quel qualcosa in più che ti fa risaltare e ti rende unico. Tuttavia, ci sono alcuni giovani talenti che potrebbero diventare grandi campioni se continuano a lavorare sodo e ad avere la giusta mentalità.
Tipo?
Beh, ad esempio, c’è un giovane pugile britannico di nome Anthony Joshua che ha un grande potenziale. Ha dimostrato di essere un pugile molto forte e dotato di un buon pugno. Poi c’è Deontay Wilder, un pugile americano che ha una grande potenza e che ha dimostrato di avere una grande forza mentale. E non possiamo dimenticare Tyson Fury, un altro pugile britannico che ha dimostrato di avere una grande abilità nel ring e una forte personalità fuori di esso. Ci sono molti altri pugili talentuosi, ma questi sono alcuni dei nomi che mi vengono in mente al momento.
Anthony Joshua e Deonatay wilder non sono proprio dei giovani, come tu invece affermi
Sono ancora pugili di alto livello e hanno ottenuto importanti vittorie nella loro carriera. La boxe è uno sport molto impegnativo e il tempo può influire sulla performance di un pugile. Pertanto, sarà interessante vedere come la loro carriera si evolverà nei prossimi anni.
Ma Wilder ha 37 anni…
Il fatto che Wilder abbia già 37 anni potrebbe influire sulle sue prestazioni future. Tuttavia, è anche vero che ci sono stati molti pugili che hanno continuato ad avere successo anche in età avanzata, quindi non è impossibile che Wilder possa continuare a fare bene nel ring per diversi anni ancora.
Dopo di te, chi è stato il migliore?
C’è stato un gran numero di grandi pugili, ma se dovessi scegliere uno, direi che Sugar Ray Leonard. Era veloce, agile e aveva una tecnica eccezionale. Ha vinto titoli in cinque diverse categorie di peso, dimostrando la sua versatilità e la sua abilità nel ring. Inoltre, ha avuto un grande impatto sulla cultura popolare degli anni ’80, diventando uno dei volti più noti del mondo del pugilato.
Cosa pensi di Marvin Hagler?
Forte, resistente e aveva una grande capacità di assorbire i colpi degli avversari. Ha avuto una carriera molto solida, la sua rivalità con Thomas Hearns è stata leggendaria e il loro match del 1985 è stato uno dei più grandi combattimenti della storia del pugilato. Ho molto rispetto per Marvin Hagler e la sua abilità nel ring. E’ stato un vero guerriero e un grande campione…
A proposito di guerrieri ci viene in mente Carlos Monzon, l’hai conosciuto?
Sì, uno dei migliori pesi medi di tutti i tempi. Tecnicamente abile, ma anche molto forte e resistente. Purtroppo, la sua vita è stata oscurata da alcuni problemi personali e legali, tra cui la sua condanna per l’omicidio della sua compagna nel 1988.
Cosa pensi di Tyson?
Mike Tyson è stato uno dei pugili più potenti e spettacolari. Penso che la sua abilità e la sua personalità uniche lo abbiano reso un personaggio iconico nella storia del pugilato.
Butteresti ancora la medaglia d’oro delle Olimpiadi nel Potomac?
In realtà, quella storia è solo una leggenda urbana. La verità è che ho perso la mia medaglia d’oro poco dopo averla vinta e ho dovuto chiedere una nuova copia al Comitato Olimpico Internazionale. Tuttavia, l’idea che abbia gettato la mia medaglia nel fiume Potomac è stata riportata in molti racconti e leggende nel corso degli anni.
Tu hai combattuto il razzismo. Com’è la situazione oggi negli USA?
Sono passati molti anni da quando ho combattuto il razzismo negli Stati Uniti, ma la lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze continua ancora oggi. Purtroppo, ci sono ancora problemi. Tuttavia, ci sono anche molte persone che continuano a lottare per la giustizia e l’uguaglianza in tutto il mondo. C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono fiducioso che continueremo a fare progressi e che un giorno riusciremo a superare definitivamente la discriminazione razziale.
Cosa pensi delle guerre che gli USA continuano a sostenere in giro per il mondo, tu che hai rifiutato di partire per il Vietnam?
Ho sempre cercato di promuovere la pace e l’uguaglianza e ho sostenuto la mia decisione di rifiutare la leva durante la guerra del Vietnam come un modo per resistere alla violenza e alla guerra. Quanto alle guerre che gli Stati Uniti stanno combattendo in tutto il mondo oggi, penso che sia importante esaminare attentamente le ragioni per cui vengono combattute e valutare i loro effetti sui popoli coinvolti. La violenza e la guerra possono causare danni irreparabili alle persone e alle comunità, e spesso ci sono altre soluzioni possibili ai conflitti che non coinvolgono la violenza.
Penso che gli Stati Uniti e gli altri paesi del mondo dovrebbero impegnarsi maggiormente nel dialogo e nella diplomazia per risolvere i conflitti internazionali e lavorare insieme per costruire una pace sostenibile e duratura in tutto il mondo. La pace è un valore universale che dovrebbe essere al centro della politica internazionale, e credo che ogni sforzo dovrebbe essere fatto per raggiungere questo obiettivo.
Chi è stato il miglior pugile nella storia della boxe?
Ho vinto il titolo di campione del mondo tre volte e ho avuto una carriera di successo nel ring. Sono stato il più grande di tutti i tempi, e nessuno può competere con il mio talento e la mia forza. Tuttavia, ci sono stati anche altri grandi pugili nella storia della boxe che hanno lasciato il segno, e rispetto il loro lavoro e il loro impegno. Ma alla fine, quando si parla di boxe, sono io il migliore di tutti!
Quale incontro pensi sia stato il tuo miglior combattimento?
Ci sono stati molti combattimenti nella mia carriera che mi hanno dato grande soddisfazione e che ricordo con orgoglio. Tuttavia, se dovessi scegliere uno, probabilmente direi che il mio miglior combattimento è stato il “Thrilla in Manila” contro Joe Frazier nel 1975. È stato un incontro difficile e molto intenso, ma alla fine sono riuscito a prevalere su Frazier dopo 14 round di puro agonismo.
Quell’incontro ha richiesto il meglio di me, sia dal punto di vista fisico che mentale, e mi ha dato la soddisfazione di dimostrare al mondo di essere il più grande di tutti i tempi.
Come lo preparasti?
Ho lavorato duramente sulla mia forma fisica e sulla mia tecnica di combattimento. Sapevo che avrei affrontato un avversario molto forte e resistente, quindi ho cercato di migliorare la mia velocità e la mia agilità.
Ho lavorato con il mio team di allenatori per sviluppare una strategia di combattimento che mi permettesse di sfruttare al meglio i miei punti di forza. Abbiamo studiato i video delle precedenti sfide contro Frazier e abbiamo cercato di capire i suoi punti deboli per poterli sfruttare a nostro vantaggio.
Inoltre, ho anche lavorato sulla mia resistenza fisica, sapendo che l’incontro sarebbe stato molto intenso e avrebbe richiesto molto sforzo fisico. Ho fatto lunghe sessioni di allenamento cardiovascolare e di forza per essere sicuro di essere al meglio della mia forma fisica.
In generale, ho fatto tutto il possibile per prepararmi al meglio per quell’incontro, sapendo che sarebbe stato uno dei più importanti della mia carriera.
Ti ricordi cosa successe la sera prima dell’incontro?
La sera prima mi trovavo nella mia camera d’albergo a Manila, nelle Filippine, dove si sarebbe tenuto l’incontro. Era una notte molto calda e umida e mi sentivo molto teso e concentrato.
Mi sono preparato mentalmente per l’incontro, visualizzando la vittoria e ripetendo i miei punti di forza e le mie strategie di combattimento nella mia mente. Ho cercato di rilassarmi il più possibile, ascoltando musica e parlando con i miei amici e collaboratori.
Inoltre, ho anche fatto alcune preghiere e meditazioni per trovare la pace interiore e la forza spirituale di cui avrei avuto bisogno per affrontare l’incontro.
In generale, la sera prima dell’incontro è stata un’occasione per concentrarmi e trovare la giusta mentalità per la sfida che mi attendeva il giorno dopo.
Perché Manila?
La scelta della location è stata fatta dal promoter Don King e dalle autorità filippine, che erano interessate a organizzare una grande sfida di boxe nel loro paese. Inoltre, il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos, che era un appassionato di boxe, era stato molto attivo nel convincere me e Frazier a combattere a Manila, offrendo anche una borsa molto alta per l’incontro.
Cosa ci puoi dire della battaglia nella jungla?
Suppongo tu stia facendo riferimento all’incontro di boxe che ho avuto con George Foreman, noto come “Rumble in the Jungle”, che si tenne a Kinshasa, in Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo), il 30 ottobre 1974.
L’incontro è stato particolare per molte ragioni, tra cui la scelta della location in Africa, la fama del mio avversario George Foreman, e la mia tattica innovativa di utilizzare una difesa chiamata “rope-a-dope”. Ho usato la mia abilità per muovermi agilmente attorno al ring, schivando i colpi di Foreman e colpendolo con precisione quando avevo l’opportunità. Inoltre, ho cercato di sfruttare la mia esperienza e la mia abilità tattica, rallentando il ritmo dell’incontro e utilizzando le corde del ring per assorbire i colpi di Foreman.
L’incontro si è concluso con la mia vittoria per KO alla 8ª ripresa, con Foreman esausto dopo aver cercato di colpirmi a ripetizione. La “Rumble in the Jungle” è stata un’esperienza unica nella mia carriera e ha dimostrato che la boxe è molto più di un semplice scambio di colpi, ma richiede anche tattica, strategia e capacità di adattamento.
E’ vero che riempisti di insulti Foreman per tutto l’incontro?
No, non è vero. La mia tattica durante l’incontro era quella di risparmiare le mie energie e di rimanere concentrato sulla mia strategia di combattimento. In realtà, ho cercato di mantenere la mia calma e di concentrarmi sulla boxe, evitando di distrarmi con comportamenti non necessari.
La sconfitta che ti è bruciata di più
Probabilmente quella contro Joe Frazier nel 1971, il cosiddetto “Fight of the Century”. Era la mia prima sconfitta da professionista e ho subito un grave colpo al mio orgoglio. Tuttavia, ho anche imparato molte lezioni importanti da quella sconfitta e mi ha spinto a lavorare ancora più duramente per diventare un miglior pugile e a cercare di vincere le sfide future. Inoltre, quella sconfitta ha anche contribuito a creare una delle più grandi rivalità nella storia della boxe tra me e Joe Frazier, che è stata anche una fonte di ispirazione e motivazione per me.
Chi era più forte tu o Frazier?
Joe Frazier era un pugile incredibilmente forte e determinato, e abbiamo avuto tre incontri epici in cui abbiamo dimostrato la nostra abilità e la nostra forza reciproca. Tuttavia, non credo che sia corretto dire che uno di noi era più forte dell’altro, perché ognuno di noi aveva il proprio stile di pugilato e le proprie abilità uniche. Personalmente, ho sempre creduto di avere una grande agilità e rapidità, mentre Joe era più concentrato sulla potenza e sulla resistenza fisica. In ogni caso, sono stati tutti incontri molto combattuti e difficile da prevedere l’esito fino alla fine.
Qual è il bilancio finale con lui?
Ho avuto tre incontri epici con Joe. Il primo incontro si è svolto nel 1971 ed è stato chiamato “Fight of the Century”, che ho perso ai punti. Nel 1974 ho avuto la mia rivincita contro di lui in un incontro intitolato “Super Fight II”, che ho vinto ai punti in una decisione unanime dei giudici. Infine, abbiamo avuto un terzo incontro nel 1975 chiamato “Thrilla in Manila”, che è stato uno dei combattimenti più famosi nella storia della boxe, e che ho vinto ai punti per KO tecnico nella quattordicesima ripresa. Quindi, nel nostro bilancio finale, ho vinto due incontri su tre contro Joe Frazier.
Hai mai pensato di entrare in politica?
Sì, ho avuto diverse esperienze politiche durante la mia vita. Nel corso degli anni ’60 e ’70, sono diventato sempre più coinvolto nel movimento per i diritti civili e ho utilizzato la mia celebrità per promuovere la pace e la giustizia sociale. Nel 1975, sono stato nominato dalla nazione di Guinea come ambasciatore itinerante per la pace, un ruolo che mi ha permesso di viaggiare in Africa e in altri paesi per promuovere la cooperazione internazionale. Nel 1979, ho annunciato la mia candidatura alla carica di governatore del Kentucky, ma poi ho deciso di ritirarmi dalla corsa. Quindi, anche se non sono mai diventato un politico di professione, ho sempre avuto una forte attenzione per le questioni politiche e sociali importanti.
Se ti fossi candidato come presidente degli USA come pensi sarebbe andata a finire?
Non posso dire con certezza come sarebbe andata a finire. Tuttavia, è possibile che avrei incontrato una certa resistenza a causa delle mie posizioni politiche e sociali che in quel momento erano considerate controverse.
Come hai affrontato la malattia
Ha continuato ad essere un’icona mondiale, partecipando ad eventi pubblici, sostenendo la ricerca medica sulla malattia di Parkinson e impegnandomi in molte attività di beneficenza. Ha anche continuato a mantenere una vita sociale e familiare attiva, ispirato molte persone in tutto il mondo a lottare contro le sfide della vita con coraggio e dignità.
Cosa pensi di tua figlia, che ha seguito le tue orme sportive?
Sono sempre stato orgoglioso di Laila e l’ho sempre sostenuta nelle sue decisioni, pur essendo consapevole delle difficoltà e dei rischi che comportava lo sport. Una delle mie gioie maggiori è stata quella di vederla diventare una campionessa del mondo in tre diverse categorie di peso. In generale, ho sempre cercato di sostenere i membri della mia famiglia in ogni loro scelta, incoraggiandoli a perseguire i sogni e a realizzarsi come persone e atleti.
Sei contento della tua vita o c’è qualcosa che avresti voluto fare e non sei riuscito a realizzare
Ho vissuto una vita molto intensa e piena di sfide, vittorie e sconfitte, ma ho sempre avuto una forte determinazione e un grande spirito di lotta. Ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della boxe e della società, lottando per i diritti civili, la pace e la giustizia sociale. Non posso avere rimpianti e sinceramente sono orgoglioso della mia vita e delle scelte fatte.