“Ma chi me l’ha fatto fare?”, continuo a ripetere tra me e me mentre percorro a fatica la salita dopo le saline di Paceco, quando le strade sterrate cominciano a inerpicarsi e noi pedaliamo sotto un sole cocente che batte come il ticchettio di un orologio sulla tempia. Poi alzo lo sguardo e ammiro estasiata il paesaggio all’orizzonte. Una meraviglia tra colline e montagne; non so perché ma a tratti mi sembra di stare nella mia Toscana, sulla Val d’Orcia.
Sicily Divide: ‘Ma chi me l’ha fatto fare…”
La nostra Sicily Divide, un percorso di 450 km (alla fine diventeranno 480 con gli errori e le deviazioni varie) che io e Carla
Inizia così la nostra Sicily Divide, un percorso di 450 km (alla fine diventeranno 480 con gli errori e le deviazioni varie) che io e Carla, la mia compagna di avventura, prevediamo di percorrere in 7 tappe. Un percorso che taglia in due l’Isola, che collega Trapani a Catania attraverso l’entroterra, alla scoperta di borghi troppo spesso sconosciuti, collegati da strade sterrate e poco trafficate. Decidiamo di viaggiare su una e-bike, una mountain bike performante con una batteria Bosch da 500 presa a noleggio da Sicicla (noleggiatore che consigliamo fortemente per affidabilità e disponibilità).
Vi raccontiamo la nostra Sicily Divide. Ah dimenticavo: partite con il Divider’s Pass, per raccogliere i timbri nei checkpoint lungo l’itinerario.
1° Tappa: La partenza
Si parte da Trapani, dal primo check point – l’Infopoint Turismotrapani – i primi venti chilometri sono pianeggianti e piacevoli, lungo le Saline fino a Paceco. Poi…il nulla! Chilometri e chilometri senza nemmeno un albero dove ripararsi dal sole fortissimo. Siamo costrette a bussare alla casa di una signora per chiedere dell’acqua (consigliamo di partire con almeno 2 borracce piene) e ci fermiamo per un pranzo improvvisato sotto uno dei pochissimi alberi che ci ripara. Dopo una cinquantina di chilometri arriviamo a Vita (il nome inganna, ndr) e compriamo finalmente una bottiglietta d’acqua.
Intanto teniamo d’occhio la batteria della bici. Quattro tacche, poi tre… dobbiamo resistere per arrivare a Gibellina, la nostra prima tappa. Superiamo Salemi – tra i borghi più belli d’Italia – e arriviamo in serata a Gibellina nuova.
2° Tappa: La memoria
Consigliamo una visita a Gibellina nuova, una città futurista che – dopo il terremoto del Belice del 1968 – è stata ricostruita poco vicino alla città vecchia interamente distrutta.
E’ la giornata dedicata alla memoria, perché si percorrono i luoghi del sisma che ha piegato la Sicilia occidentale. Il percorso è faticoso, con molte pendenze e salite.
La prima tappa è Gibellina vecchia, con il Cretto del Burri, un’opera gigantesca per ricordare la città vecchia interamente rasa al suolo dal terremoto.
Rovine e segni del sisma si notano anche proseguendo, a Salaparuta, Poggioreale, Montevago fino a Santa Margherita in Belice (con la sua bellissima piazza dedicata al Gattopardo).
Concludiamo la seconda giornata a Sambuca, proclamato Borgo dei Borghi nel 2016. Consigliamo una visita della cittadina, con il suo quartiere arabo (e i suoi 7 vicoli), chiese normanne e un belvedere.
3° Tappa: La foratura
In un viaggio come questo, di oltre 450 chilometri, tante strade tortuose, è da mettere in conto l’imprevisto. Ed ecco allora che Carla prende una spina e buca la ruota posteriore. Consigliamo di portare sempre con sé le bombolette per rigonfiare la ruota, ma non sempre funziona. Come nel nostro caso. Dobbiamo attendere i soccorsi per sostituire la camera d’aria. L’imprevisto ci fa perdere almeno tutta la mattina e la nostra tabella di marcia va piuttosto in crisi.
Cerchiamo di recuperare lungo il tragitto, oltrepassiamo San Carlo (attenzione alla traccia, scaricare quella aggiornata e che prevede una deviazione per evitare di arrivare a un ponte crollato un anno fa e che costringe a tornare indietro, ndr).
Tra salite e forti pendenze passiamo per Burgo, Villafranca Sicula e Lucca Sicula. Comincia a essere tardi, a fare buio, le batterie sono quasi a terra, non riusciamo a raggiungere la terza tappa, Santo Stefano Quisquina, e decidiamo di fermarci una decina di chilometri prima, a Bivona. Gli imprevisti sono anche questi…
4° Tappa: L’incontro
E’ la giornata degli incontri. Lungo il tragitto, infatti, conosciamo altri ciclisti che come noi stanno percorrendo la Sicily Divide. Sono Norberto e Gerda, austriaca. Viaggiano con la muscolare e facciamo subito amicizia. La tappa inizia con una bellissima discesa di 6-7 chilometri fino a Santo Stefano Quisquina, per poi iniziare una bella salita fino a Cammarata, borgo arroccato, poi San Giovanni Gemini. La tratta è molto bella fino a Mussomeli: si viaggia immersi in una bellissima foresta che ancora una volta mi richiama la mia Toscana. C’è poi una salita molto impegnativa per raggiungere la cima del monte fino al Castello di Mussomeli (che consigliamo di vedere almeno dall’esterno), prima di arrivare a Montedoro, piccolo borgo ricco di siti di zolfo.
5° Tappa: La fatica
E’ la tappa che si preannuncia più faticosa (anche se alla fine risulterà non così troppo) per la salita fino a Enna, capoluogo di provincia più alto d’Italia (e d’Europa).
Il primo borgo che incontriamo partendo da Montedoro è Serradifalco, dove arriviamo facilmente e velocemente perché tutto in discesa. Tratta piuttosto tranquilla fino a Caltanissetta e poi per i successivi 10 chilometri. Poi inizia il tratto faticoso: dapprima una discesa su strada impervia e piena di rovi. Per poi iniziare la salita di un paio di chilometri fino a Enna. Città che merita una visita: il Castello, la Rocca Cerere, il Duomo, il Belvedere, da dove si può già scorgere l’Etna, la Torre di Federico e l’Obelisco Centro della Sicilia.
6° Tappa: I paesaggi meravigliosi
E’ la giornata dedicata alle bellezze, con paesaggi davvero mozzafiato. Tappa a Leonforte, con il suo Granforte, Agira – con il suo bel quartiere arabo e un dedalo di vicoli – costeggiamo il Lago di Pozzillo, un percorso di una ventina di chilometri attraverso un bosco meraviglioso ricco di eucalyptus – fino a Regalbuto.
7° Tappa: Sua Maestà, l’Etna
Arriviamo velocemente a Centuripe per poi proseguire verso Paternò. L’Etna, Sua Maestà, è sempre più vicino, così come la meta tanto sospirata.
Fino all’arrivo e all’ingresso trionfale a Catania. Foto di rito, emozione alle stelle.
L’ultimo timbro è da Graziella Alessi, alla Ciclostazione Catania, che ti consegna anche l’attestato di avvenuto percorso della Sicily Divide. Siamo soddisfatte ed entusiaste di aver tagliato in due la Sicilia, visto posti meravigliosi, conosciuto borghi mai sentiti.
Percorso assolutamente da fare!
CONSIGLI E INFORMAZIONI UTILI
– Scaricare le tracce ufficiali sul sito https://sicilydivide.it/ ma attenzione alla App con cui caricate la traccia.
– Alloggi convenzionati sul sito forniscono prezzi convenienti e posto assicurato anche per la bici
– Prima di partire ricordatevi il Divider’s Pass. Timbrate nei checkpoint lungo il tragitto, indicati sul sito ufficiale
– Partire sempre con due borracce piene, non ci sono fontanelle e i bar per rifornirsi sono nei borghi lungo il percorso – a volte anche 40 km di distanza l’uno dall’altro
– Portare dietro bomboletta di riparazione ruota e camera d’aria di ricambio
– Attenzione ai cani che si incontrano durante il tragitto. Basta procedere piano, non guardarli in faccia e non farsi prendere dalla fretta di correre. Piano piano e i cani smettono di abbaiare.Per il resto…Buona Sicily Divide!!!
Sere & Carla
Serena Sartini
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di Sport24h.
Bellissimo viaggio, prenderò spunto perché anch’io penso di intraprenderlo il prossimo anno.
Mi sapreste indicare il noleggiatore di ebike che avete utilizzato e che consigliate nell’articolo.
Grazie e buone pedalate
Ciao Alberto
Ti consiglio assolutamente di provare questo percorso.
Io e Carla abbiamo noleggiato le Ebike da Sicicla, di Palermo. Puoi chiamare e chiedere di Sergio, il proprietario.
Buona pedalata!
Alberto, è un’esperienza da fare e ti suggerisco di rispettare i 7 giorni legati alle tappe perché percorrerla in meno tempo significa perdersi moltissime cose da visitare e vedere. Anzi, se hai tempo, io ti suggerirei anche di dilatarlo ancora di più il tempo, dove serve, per visitare il museo di arte contemporanea di Gibellina nuova, per esempio, oppure andare a vedere il teatro di Andromeda a Santo Stefano di Quisquina, che noi, per mancanza di tempo purtroppo, non abbiamo visto. Buone pedalate a te! Carla