La percezione dello sport in Italia, tra rischi e benefici

I fatti di cronaca di questi ultimi mesi rischiano di modificare la percezione dello sport che hanno gli Italiani.

I fatti di cronaca di questi ultimi mesi rischiano di modificare la percezione dello sport che hanno gli Italiani. La tragedie di Matilde Lorenzi, scomparsa dopo una brutta caduta in allenamento, Giulia Manfrini, morta trafitta da un pesce spada mentre surfava in Indonesia, e di Muriel Furrer, giovane ciclista caduta durante il mondiale di Zurigo, hanno un denominatore comune. Lo sport ai massimi livelli ha un tasso di rischio superiore, legato ai limiti di una prestazione che persone normali non sono in grado di realizzare. Da questo punto di vista non ci sono sport più rischiosi di altri. Quello che conta è il livello di preparazione in proporzione alla prestazione che si richiede.

Lo scalatore Alexander Huber, uno dei più forti al mondo che ha scalato in free solo (senza ausilio di corde e sicure, a proposito di sicurezza!) tra le pareti più difficili al mondo, in uno dei suoi libri ha raccontato che per effettuare le scalate in solitaria arrivava all’appuntamento con una preparazione doppia rispetto alla effettiva difficoltà dell’impresa. La sua sicurezza era insita nella preparazione, notevolmente superiore alle necessità. Questo, però, non basta ad escludere ogni rischio.

Sempre le cronache di questi mesi raccontano storie di atleti che sono morti improvvisamente. L’ultima in ordine di tempo è Valentina Sergi, 33 anni, giocatrice della Astra Volley di Presicce-Acquarica, stroncata da un malore mentre faceva la doccia. Probabilmente un esame approfondito spiegherà le cause di questa tragedia come di altre analoghe. Se la maggior parte delle patologie che possono provocare eventi di questo genere sono riscontrabili con approfonditi esami medici, ve ne sono alcune che praticamente impossibili da scoprire. Sembra evidente che lo sport agonistico, soprattutto ai massimi livelli, ha una percentuale di rischio maggiore rispetto ad una attività fisica normale.

Discorso diverso invece se parliamo di attività sportiva quotidiana. Lo studio “Sportivi & Consumi” dell’Istituto di ricerca sociale e marketing Eumetra ci dice che è il benessere la prima molla che fa muovere gli italiani, soprattutto i più giovani, con il 64% delle persone (68% se si considerano gli under 25) che praticano attività sportiva per star bene mentalmente. Se fino a poco tempo fa la classica partita di calcetto con gli amici era, almeno per gli uomini, la principale occasione di movimento, oggi le discipline più praticate sono  lo yoga e il pilates (1 volta a settimana per il 12% del campione), attività che mettono al centro il benessere psicofisico dell’individuo.

Ma quello degli sportivi non è un universo omogeneo: lo studio Eumetra mette infatti in luce la presenza di quattro diversi identikit di persone, con caratteristiche sociodemografiche e comportamentali ben definite.

Il 41% degli sportivi può essere considerato “fanatico”: si tratta in prevalenza di uomini, sui 40 anni, che vivono in contesti urbani, praticano sport diversi, più volte la settimana, sacrificando spesso la pausa pranzo. Particolarmente attenti all’alimentazione, si concentrano sull’aspetto competitivo dello sport e sul miglioramento delle prestazioni.

Il 17%, in prevalenza giovani sotto i 25 anni, considera lo sport sinonimo di prestanza. Questo gruppo predilige le discipline individuali e pratica attività spinto dalla passione e dalla voglia di migliorarsi.

Il 23% rientra nella categoria “riparatore” o, meglio, riparatrice si tratta infatti nella larga maggioranza dei casi di donne, che praticano attività fisica per questioni di peso e salute. Non particolarmente soddisfatte del loro aspetto, considerano lo sport anche come un momento di svago e un’occasione per dedicare del tempo a sé stesse.

Infine il 20% delle persone è spinto dal semplice bisogno di muoversi: questo segmento è composto in prevalenza da persone mature, over 55, ancora attive, che si dedicano all’attività sportiva per prevenire gli acciacchi dell’età, ma anche per socializzare e condividere momenti di svago.

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Redazione
Sport24h.it nasce dall’idea che ogni disciplina sportiva è portatrice di un sistema di valori, emozioni e linguaggio unici. Contrariamente alla narrazione imperante: non esistono i fatti separati dalle opinioni (in questo ci sentiamo un po’ eretici). La realtà è sempre, inevitabilmente, interpretata dalla sensibilità di chi la racconta.

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