Obiettivo minimo per Jannik Sinner raggiunto al Miami Open. La semifinale è un vestito che calza a pennello al n. 3 del ranking mondiale, seconda testa di serie di questo torneo. Nella serata (in Italia) di mercoledì ha sconfitto il ceco Machac con il punteggio di 6-4, 6-2 pur senza brillare. Non è una novità che il tennista di San Candido è arrivato a questo massacrante (per il clima) Open con una condizione meno brillante di inizio di stagione. Dopo la sconfitta in finale di Indian Wells contro Alcaraz, Sinner ha mostrato qualche incertezza, soprattutto ai sedicesimi e ai quarti. Ieri contro il ceco giustiziere di Arnaldi non ha brillato, come accaduto nelle precedenti partite, nel primo set. Poi, verso la fine, mostrando una solidità mentale incredibile, ha raccolto il break decisivo per portare il match dalla sua parte.
Così domani, venerdì santo, affronterà in finale il russo Medvedv rinnovando il duello che ha caratterizzato la finale degli open di Australia. Rispetto a due mesi fa, però, ci sembra che il russo sia in crescita di condizione, al contrario del nostro. Un duello comunque alla portata di Sinner, che sembra vestire il ruolo del favorito con leggerezza.
Nell’altra semifinale Alcaraz, qualora dovesse superare come nelle previsioni Dimitrov, si troverà probabilmente Zverev, anche lui favorito contro Marozsán. Se dovesse accadere, il torneo della Florida assumerebbe un significato tecnico di grande spessore, con i migliori quattro del ranking (escluso Nole, di cui parliamo tra poco) in corsa nelle semifinali.
Ci piace fare previsioni e pertanto ci azzardiamo a guardare oltre, in virtù di quanto visto fino ad ora: crediamo che la finale sarà tra Alcaraz e Medvedev, con la vittoria dello spagnolo. Sinner in questo momento, a dispetto di quanti lo osannano anche immeritatamente, ci sembra una spanna sotto.
DJOKOVIC E IVANISEVIC SI SEPARANO – Annunciata nei giorni scorsi la separazione tra il n. 1 del ranking e il campione croato. Un sodalizio, tra i due, che è durato poco meno di sei anni (dal 2018) e che forse ha permesso al Nole di allungare la sua straordinaria carriera di qualche anno. Non sappiamo se il maestro del ‘serve & volley’ abbia introdotto novità tecniche nel gioco di Djoko, abituato ad attaccare da fondo campo. La funzione del coach, a questi livelli, ci sembra più vicina a quella di uno psicologo-motivatore. Da questo punto di vista Goran, con il suo carattere estroverso e fumantino, forse ammorbidito nel corso degli anni, ha fatto da contraltare ad un metodico Djokovic. Ci piace ricordare, invece, la nazionalità dei due: un croato e un serbo insieme per un unico scopo. Senza scomodare la Yugoslavia dei tempi che furono, ci è sembrato, allora, un bel segnale.
Il fatto che si sia rotto il binomio è il secondo elemento che indica una crisi di gioco del campione serbo e arriva proprio dopo la rinuncia a giocare Miami. Adesso bisogna capire se questo addio è premonitore di una lenta uscita di scena di Djokovic oppure il tentativo di rilanciare, per cavalcare ancora l’onda.