Mondiali di calcio in Arabia Saudita: i soldi fanno la felicità (sportiva)?

I mondiali di calcio in Arabia Saudita ci raccontano di un calcio ormai ostaggio dei suoi eccessi

Nel 2034 i Campionati del Mondo di calcio si svolgeranno in Arabia Saudita. Una notizia che fa storcere la bocca a molti puristi del calcio, ma che non può sicuramente risultare imprevista.

Se chiediamo al motore di ricerca più usato del momento, ovvero IA chat GPT, chi è l’uomo più influente dello sport mondiale, avremo la seguente risposta: “L’uomo più potente dello sport mondiale è spesso considerato Gianni Infantino, presidente della FIFA dal 2016. La FIFA è l’organizzazione che governa il calcio a livello globale, lo sport più popolare al mondo, con miliardi di appassionati e un’influenza enorme su economia, politica e cultura.

Sotto la guida di Infantino, la FIFA ha aumentato la portata economica e geopolitica del calcio, ampliando i Mondiali a 48 squadre (a partire dal 2026), incrementando i ricavi e stringendo accordi controversi, come quello recente con l’Arabia Saudita. Questo lo rende una figura chiave sia nelle decisioni strategiche del calcio che nelle relazioni tra sport e governi.

Tuttavia, altri personaggi esercitano grande influenza nello sport globale. Ad esempio:

  • Yasir Al-Rumayyan, governatore del Public Investment Fund (PIF) saudita, sta trasformando il panorama sportivo con investimenti miliardari in calcio, golf e altri sport.
  • Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), guida l’organizzazione che sovrintende le Olimpiadi, l’evento multisportivo più prestigioso al mondo.

La “potenza” dipende dal contesto: mentre Infantino domina il calcio, Al-Rumayyan rappresenta la crescente influenza del mondo arabo nello sport globale, e Bach continua a modellare l’intero ecosistema sportivo internazionale.”

Che i soldi arabi condizionino il calcio e lo sport mondiale è cosa nota. Il 25 aprile scorso la FIFA annunciò un accordo di sponsorizzazione con Aramco, la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita, valido fino al 2027. Questo garantirà ad Aramco visibilità nei Mondiali di calcio maschili del 2026 e in quelli femminili del 2027. Oltre al calcio, gli investimenti sauditi abbracciano 21 discipline sportive, con un totale di 312 accordi di sponsorizzazione, tra cui golf, F1 e basket. Il Public Investment Fund (PIF), fondo sovrano con un patrimonio stimato di 700 miliardi di dollari, ha un ruolo chiave: possiede quattro club della Saudi Pro League, sponsorizza La Liga e finanzia eventi come la LIV Golf. Questo controllo strategico consente all’Arabia Saudita di influenzare lo sport globale e di ospitare eventi di primo piano come il Mondiale per club FIFA e la Coppa d’Asia 2027.

In molti hanno ricordato che la crescente presenza saudita nello sport solleva questioni etiche. Le critiche si concentrano sulle violazioni dei diritti umani, la repressione delle libertà civili, la criminalizzazione dell’omosessualità e il coinvolgimento nella guerra in Yemen. Organizzazioni come Amnesty International e Greenpeace denunciano che l’Arabia Saudita utilizza lo sport per migliorare la propria immagine internazionale, un processo noto come “sportswashing”. Inoltre, l’intensa promozione di Aramco, principale emettitore mondiale di gas serra, aggrava le preoccupazioni ambientali.

Nonostante le polemiche, la combinazione di risorse economiche illimitate e una strategia mirata permette al regno di consolidare il proprio potere nel panorama sportivo globale, segnando un’era di profonda trasformazione per lo sport mondiale. La prova evidente è proprio l’assegnazione dei Campionati del Mondo di calcio. Nelle prossime due edizioni i paesi ospitanti saranno ben 6, 3 per edizione: nel 2026 Canada, Messico e Stati Uniti; nel 2030 Marocco, Portogallo e Spagna. Solo tra 10 anni, nel 2034, si tornerà ad un unico paese ospitante, l’Arabia Saudita. Cosa significa questo se non che l’evento (al pari delle Olimpiadi) è diventato talmente oneroso che un solo paese ospitante non ce la può fare, anche se fa parte dell’Occidente. Sono in grado di sobbarcarsi gli oneri solo i paesi arabi, ricchi di petrodollari. Tutto questo impone una riflessione, che l’uomo più potente del mondo (leggi Infantino) o chi per lui si dovrà porre, prima o poi: meglio continuare così, destinandoci nei prossimi anni futuri al dominio dei pochi ricchi, oppure ripensare integralmente la totalità del formato ‘calcio’?

Le Olimpiadi, con le nuove regole organizzative, stanno cambiando (almeno ci provano). I campionati del mondo faranno lo stesso?

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Antonio Ungaro
Giornalista sportivo e blogger. I primi ricordi sportivi sono le imprese di Gimondi al Giro d'Italia e il 5 Nazioni raccontato da Paolo Rosi. Dietro ad ogni sportivo c'è una storia da raccontare; tutte insieme raccontano un Paese che cambia. Sono convinto, parafrasando Mourinho, che chi sa solo di uno sport non sa nulla di sport.

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