Fra grandi ritorni (su tutti Klay Thompson e Kyrie Irving), vittorie a sorpresa, tiri dell’ultimo secondo, strisce positive e partite rinviate causa covid19, si giunge al giro di boa. La maggior parte delle squadre ha disputato infatti 40 partite e si iniziano a delineare le gerarchie a est e a ovest. Dopo le intense partite natalizie, a est comandano i Chicago Bulls (26-11), mentre ad ovest restano saldamente al comando Suns e Warriors a pari merito (30-9). Cosa è successo nelle ultime settimane sui campi dell’NBA?

Partendo dalla Eastern Conference, non può non esaltare Demar Derozan che con due strepitose triple alla sirena consente alla franchigia di Chicago di sconfiggere Indiana (108-106) e i Wizard (120-119). Tutto questo nel giro di 48 ore. La squadra è in un periodo di forma incredibile: con quattro vittorie nelle ultime cinque partite, la striscia positiva è stata interrotta sola dalla sconfitta contro Dallas nella notte. A seguire, i Brooklyn Nets, che finalmente possono contare sul ritorno di Kyrie Irving, che assieme a Kevin Durant e a James Harden può rivelarsi l’arma in più per la seconda parte di stagione. Con tre sconfitte nelle ultime cinque, tuttavia, la franchigia di KD sembra faticare nel trovare continuità. Nonostante questo, restano i favoriti a est assieme ai Bulls. Grazie ai 28 punti di Durant nella notte i Nets sconfiggono San Antonio dopo la pesante sconfitta con i Bucks di Giannis. La squadra del due volte MVP greco sembra faticare con le squadre di bassa classifica ed esaltarsi con le favorite (record di 26-16). Non sembrano, finora, essere i favoriti, ma i 28.5 punti di media del “Greek freak” sono molto incoraggianti. In casa Miami si teme per l’infortunio della colonna della squadra Jimmy Butler, ma nonostante ciò le triple di Duncan Robinson e i punti di Tyler Herro (20.5 di media) tengono al terzo posto i vice campioni Nba 2020. Nella notte infatti è arrivata la vittoria contro i Phoenix suns, capolista ad ovest, per 123-100 che bissa il successo contro Portland. Da menzionare la superlativa prestazione di Trae Young con i suoi Atlanta Hawks contro Portland: 56 punti e 14 assist, una partita dominata offensivamente, che però non basta per raggiungere la vittoria. Il dodicesimo posto a est è un campanello d’allarme per la squadra della Georgia. Volano invece gli Hornets di LaMelo Ball, che con il record di 21-19 iniziano a bussare alle porte della zona playoff.

Passando alla Western Conference, come detto, a dettare i ritmi sono i Suns e i Golden State Warriors. La notizia degli ultimi giorni è quella del ritorno – attesissimo – di Klay Thompson. 941 giorni dopo, due anni e mezzo dopo quella partita. Gara 6 delle NBA Finals 2019 perse da Golden State contro i Raptors. Quel maledetto infortunio che aveva fatto tremare non solo la DubNation, ma tutta la NBA. “The game needs him”, il gioco ha bisogno di lui, è ciò che tutti dicono. Il ritorno in campo iniziò poche ore dopo. Nessuno voleva affrettare i tempi e all’inizio della stagione 2020-21 i tempi sembrano ormai maturi per rivedere gli “Splash Brothers” di nuovo insieme. Ma proprio quando il conto alla rovescia stave per raggiungere lo zero, Klay si fa male di nuovo, questa volta al tendine d’Achille. Un anno e mezzo dopo il legamento crociato. Concepire cosa possa significare per un atleta, un uomo di sport, subire due traumi del genere nel giro di un anno e mezzo e senza mai riassaporare il campo tra un infortunio, è incredibilemente devastante e pauroso: il timore di non ritornare più quello di prima, il pensiero fisso di una nuova convalescenza, rivivere la routine prepartita, le sensazioni che prima erano quotidiane, arrivare pronti a quel momento, attesa, angoscia, le infinite sedute riabilitative in palestra per riacquisire ogni singolo movimento, rieducare il corpo. E’ da inizio stagione che si parla del suo ritorno, è finalmente il momento è arrivato. E’ finalmente tornato. Alle 2:30, di questa notte, Warriors-Cavs vede al referto il nome di Klay Thompson. 941 giorni dopo. Un grande esempio di sport e resilienza. Un esempio di passione, di resistenza e forza di volontà. Un esempio di come si combatte un infortunio. Di come ci si rialza dopo essere caduti più volte. Con una schiacciata accompagnata dal boato del Chase Centre, ritorna a marcare.

Nella notte Ja Morant e i suoi Grizzlies fermano la striscia positiva dei Lakers di LeBron James. Da quando King James ha cambiato ruolo la squadra gira meglio (settimo posto a ovest e record di 21-20), molti automatismi sembrano ben compresi dalla squadra, anche al netto dell’assenza di Anthony Davies. Con l’ennesima partita sopra i 25 punti a 37 anni, LeBron supera un altro record sinora detenuto da niente meno che Micheal Jordan. 35 punti 9 rimbalzi e 7 assist che non bastano a superare la franchigia quarta ad ovest, trascinata da un Morant impeccabile sotto canestro, in attacco e in difesa (la stoppata del secondo tempo è da brividi). Un passo falso per i giallo viola che non pregiudica il buon momento di forma.

Ora inizia la parte centrale della stagione che ci porterà fra un mese circa agli All Star Game e che segnerà sempre più la fisionomia dei playoffs.

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Marco Pauletti
Nato a Roma il 17/03/1998, avvocato praticante del foro di Roma. Giocatore seniores della Unione Rugby Capitolina e membro del Consiglio direttivo. Mi piace scrivere, soprattutto di sport, in particolare tennis, basket, rugby, nuoto e, più in generale, di storie di sport.