I voti ai protagonisti della Parigi Roubaix 2025, vinta per la terza volta da Mathieu Van der Poel.

Mathieu Van der Poel – 10
Non possiamo dargli di meno: ha vinto e merita il massimo. Non gli diamo la lode. Non tanto per demeriti proprio, ma perché la sorte ci ha privato, nei chilometri finali, della controprova che senza l’inciampo di Pogacar avrebbe vinto lo stesso. E’ stato un signore prima del via, non cercando scuse per la sconfitta del Fiandre (ma la sua squadra, però, ha fatto sapere che era sotto antibiotici), ed anche dopo la vittoria, quando ha affermato che probabilmente, senza la caduta di Pogacar, sarebbero arrivati insieme.

Nel mezzo ha corso alla van der Poel che, quando c’è lo sloveno di mezzo, è un po’ meno all’attacco e un po’ più tattico. Ha provato ad attaccare quando pedalava insieme anche al compagno di squadra Philipsen. Ci è sembrato un tentativo di togliersi dalla ruota lo scomodo compagno di squadra. Arrivare in tre al Velodromo avrebbe significato dover lavorare per l’altro… non era proprio il caso per uno che puntava, legittimamente, al terzo successo. Adesso è in vantaggio 2 a 1 nei confronti di Pogacar ma le monumento a lui adatte sono finite. Si rinnoverà il duello alla Liegi?

Tadej Pogacar – 9
Un voto è frutto della media tra 10 e 8. Dieci per il rispetto che ha mostrato a questa corsa, insistendo nel volerla fare e omaggiando il Velodromo una volta arrivato alla fine. Come in altre occasioni, ci sembra che il ragazzo abbia una profonda conoscenza della storia di questo sport e non solo gambe potenti per poter scrivere grandi imprese. Il popolo della Roubaix ringrazia e spera di rivederlo presto, magari già dal prossimo anno.
Otto per come ha corso. E’ stato protagonista, come era giusto che fosse, attaccando e provando ad arrivare da solo. Ci è sembrato, però, in alcune fasi, soprattutto quando la corsa non era ancora entrata nel vivo, leggermente spaesato. Forse per questo ha acceso la miccia ben prima dei 100 chilometri; troppo presto. Lo sforzo alla fine si è sentito. L’errore ha rovinato una gara che comunque stava assumendo un copione complesso. Difficile immaginare, infatti, dove avrebbe potuto attaccare l’olandese. Il braccio di ferro a distanza, come una cronometro, l’ha perso lui che nelle prove contro il tempo è sicuramente più forte dell’avversario. Ha significato che non ne aveva più e che pian piano stava entrando in riserva. Solo questioni tattiche per i tre che arrivavano dietro gli hanno permesso di non essere risucchiato e di conservare il secondo posto.

Mads Pedersen – 10
Contro la sorte, quando questa si mette di traverso, è difficile vincere una Parigi Roubaix. Il danese oggi aveva una gamba stratosferica e non sappiamo quando gli ricapiterà di poter attaccare, mettendoli in difficoltà, sia Pogacar che Van der Poel, costretti in alcuni momenti, ad inseguire. Non ha vinto, ma è come se l’avesse fatto. Sempre nel vivo della gara, ha provato anche a trascinarsi gli altri in un impossibile recupero sui battistrada.

Wout Van Aert – 7
C’è stato un tempo in cui Van Aert arrivava sempre secondo. Adesso, da qualche settimana a questa parte, sta facendo collezioni di quarti posti. Non può essere contento, però la Roubaix non è come le altre gare.

Wout non tiene più gli scatti dei primi, ed anche il volata lo vediamo più fermo. Resta intatta la volontà e sta crescendo il fondo tanto che ritrova il colpo di pedale dopo i 200 chilometri e si districa tra le complesse vicende della Regina con una sapienza oscura a molti. Siamo convinti che qualcosa di buono, se continua su questa strada, arriverà quanto prima. Magari intanto parlasse con i suoi tifosi e gli consigliasse di restare più calmi.

Florian Vermeersch – 7
Il 26enne di Gand quando sente l’odore delle pietre si esalta. Era presente sul podio quando vinse il nostro Colbrelli e lo ritroviamo oggi tra i primi, pronto ad entrare in aiuto al proprio capitano. Non è un velocista, e si vede da come imposta le volate, ma sicuramente uomo da Roubaix. Potrebbe un giorno riuscire anche a vincerla… se mai dovesse arrivare da solo.

Jasper Philipsen – 8
Per circa 220 chilometri ha cullato l’illusione (o la speranza) di arrivare insieme ai due marziani nel Velodromo di Roubaix. Sarebbe stata l’occasione per vincere la sua seconda Monumento. Quando il capitano ha alzato i decibel dello scontro, però, si è perso. Potrebbe provare a chiedergli il motivo di quell’attacco… ma avendo vinto è difficile che troverà risposta. Bravo a pedalare sulle pietre grosse dell’Arenberg, forse ha pagato anche una condizione approssimativa a causa della caduta prima della Sanremo.

Filippo Ganna – 6
Lo attendavamo un po’ tutti qui in Italia. Invece ha corso praticamente sempre in recupero. Quando la corsa è esplosa è rimasto indietro, perdendo il treno dei big. E’ stato bravo a non naufragare. Ha chiarito nella squadra che lui, e non Tarling, è il capitano. Primo italiano al traguardo, merita la sufficienza per l’impegno dimostrato nella volata del gruppo.

Tifoso – 0
Sta diventando una costante di cui avremmo fatto volentieri a meno. In ogni gara capita il cretino che sputa o, come oggi, tira una borraccia in faccia a Van der Poel. L’olandese sembra essere il bersaglio preferito di queste oscenità. Questo ci autorizza a immaginare che siano tifosi belgi, ma non vi è certezza e quindi è meglio restare sul vago.

La bellezza del pubblico lungo le strade, le bandiere che garriscono, i messaggi diretti ed indiretti (a proposito, avete notato la bandiera della Palestina proprio lì dove è caduto Pogacar?) ricchi di significato, simpatici o divertenti non possono essere rovinati dal tifo da stadio di calcio. Il pubblico del ciclismo deve isolare e denunciare questi comportamenti. Il rischio che simili comportamenti dilaghino è dietro l’angolo e nessuno di noi può restare in silenzio.

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Redazione
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