Il triathlon saluta i Giochi: peccato o per fortuna verrebbe da dire.
Peccato perchè, anche chi è abituato a seguire le gare di Coppa del mondo o ha visto le olimpiadi passate, uno spettacolo così, di luoghi, di folla, di passione non l’aveva mai visto. Per fortuna perchè tra le polemiche che hanno preceduto le gare sulla balneabilità della Senna e quella che la stanno seguendo ora con i primi contagi degli atleti che si sono tuffati si è parlato (e scritto) molto di tutto tranne che di triathlon.
Stamattina con la gara a staffetta si è fatto pace con lo sport con la spettacolarità di una formula veloce e adrenalinica che vede quattro atleti (due uomini e due donne) darsi il cambio su una distanza di 300metri di nuoto, di 7 chilometri in bici e di 1.800 metri di corsa. Una sfida in apnea, vinta dai tedeschi, in una gara al cardiopalmo finita allo sprint con americani ed inglesi che se la sono giocata fino all’ultimo metro approfittando anche del fatto che i francesi, grandi favoriti, sono stati in pratica estromessi subito dalla sfida per un caduta in bici ed hanno fatto un gara di rincorsa coronata comunque da un quarto posto.
La squadra azzurra, Gianluca Pozzatti, Alice Betto, Alessio Crociani e Verena Steinhauser, ha chiuso al sesto posto ed è il miglior risultato di sempre per il triathlon italiano ai Giochi. “Ci siamo davvero emozionati in una gara intensa dall’inizio alla fine – spiega il presidente della Federazione Italiana Triathlon Riccardo Giubilei -. Sapevamo di poter vedere gli azzurri protagonisti e le aspettative sono state rispettate. È stata una prestazione solida che ci ha visti lottare fino alla conquista del sesto posto, il nostro miglior risultato“.
Il triathlon quindi saluta questi Giochi tormentati con una spettacolare mattinata di sport anche se, come si dice in questi casi, il “veleno è nella coda”. Piccato infatti il botta e risposta tra lo staff della nazionale belga che, dopo il ricovero della sua atleta Claire Michel per un contagio da Escherichia Coli, non si è presentata al via e gli organizzatori dei Giochi: “Questa contaminazione non ha nulla a che fare con la gara…” ha tagliato corto Anne Descamps, portavoce del Comitato parigino.
Una presa di posizione che ha scatenato le reazioni di molti, dalla politica al mondo sanitario, fino agli infettivologi della Società internazionale delle malattie infettive (Isid) che, in un report, stanno raccogliendo i casi sospetti di infezioni anche nella nazionale svizzera e in quella norvegese. “Far nuotare gli atleti nella Senna ha riportato il mondo indietro di un secolo – ha commentato l’infettivologo del Policlicnico San Martino di Genova Matteo Bassetti – e l’Escherichia è il minore dei mali perchè dai batteri ai protozoi i pericoli sono anche altri. Oggi Louis Pasteur s’è rivoltato nella tomba…“.
Secondo il presidente della Federazione medico sportiva italiana, Maurizio Casasco “i Giochi sono un grande evento mediatico, di pace tra i popoli ma i Giochi sono fatti per gli atleti. Ed è dunque importante la loro tutela. E’ evidente che serve una serie di controlli periodici da parte dell’igiene pubblica per andare a verificare queste cose. Ma, ripeto, l’importante è tutelare gli atleti. La sanità pubblica – spiega a LaPresse – deve fare controlli approfonditi e continui. La tutela degli atleti è fondamentale. Un giorno la Senna è inquinata e un giorno no? Non può essere…“.
Fine. Anzi no. Perchè ora, l’8 e il 9 agosto, nelle acque della Senna dovrebbero tuffarsi i nuotatori del fondo tra cui gli azzurri Greg Paltrinieri, Domenico Acerenza, Giulia Gabrielleschi e Ginevra Taddeucci. E si ricomincia…