Nei giorni scorsi il Direttore Generale del Settore Squadre Nazionali Salvatore Trainotti, il Commissario Tecnico Gianmarco Pozzecco e il Direttore Generale di Master Group Sport, advisor della FIP Antonio Santa Maria, hanno incontrato Paolo Banchero ad Orlando in occasione della partita contro i Milwaukee Bucks. Ai meeting erano presenti anche gli agenti e il padre del giocatore, Mario.

Questo incontro mi ricorda quello di qualche anno fa realizzato sotto la dirigenza Meneghin con gli allora ‘quattro tenori’ italiani impegnati in NBA (Bargnani, Belinelli, Gallinari e Datome), con l’auspicio che trovassero una finestra nei loro impegni per poter giocare in Nazionale.

Questo, poi, è accaduto con difficoltà, ma quando è successo le cose non sono andate come sperato, a dimostrazione che per fare certi innesti bisogna che ci sia soprattutto la motivazione da parte dei protagonisti, spesso mancata veramente.

Adesso ci proviamo con Banchero, dopo che si è fatto lo stesso con Ryan Arcidiacono, convocato anche per una serie di partite nella Nazionale sperimentale.. al momento se ne sono perse le tracce e non è detto che possa tornare, anche lui, utile alla causa.

Gianmarco Pozzecco al termine dell’incontro ha detto: “Sono contento dei colloqui avuti in questi giorni e per l’ottimo approccio che abbiamo costruito. Paolo è un ragazzo d’oro”.

Non penso, sinceramente, che andare a pescare oriundi in giro per il mondo possa, nella sostanza, risollevare le sorti della pallacanestro italiana. Sarebbe forse meglio lavorare sulle scuole di minibasket, sul livello medio dei nostri tecnici, sulla classe arbitrale, sulle società di base che, sul modello dei club di primo grandezza, ingolfano i propri roster di giocatori stranieri e via dicendo. Ma di tutte queste cose nella FIP di Petrucci non vi è traccia. Il massimo dirigente federale si lamenta spesso dell’inazione del governo su aspetti legati alla contrattualistica sportiva, come se questo fosse l’origine di tutti i mali. Chi ha il proprio figlio che saltella sui campi di basket di mezza Italia sa che invece il problema è altro, a cominciare da un vincolo sportivo che rappresenta il sistema di remunerazione delle società basato sul demerito (affermazione forte, ma altri articoli di Sport24h hanno spiegato come funziona).

Auguriamoci di vedere presto l’astro nascente del basket professionistico americano vestire la maglia della Nazionale, sperando che questo ci permetta di tornare a conquistare un successo che manca ormai da decenni. Alla luce di quanto accaduto in passato, però, ho la sensazione che non accadrà nulla, facendo sì che l’incontro di questi giorni resti l’ennesima operazione ‘vetrina’ della Federazione… In attesa che qualcosa cambi veramente.

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Antonio Ungaro
Giornalista sportivo e blogger. I primi ricordi sportivi sono le imprese di Gimondi al Giro d'Italia e il 5 Nazioni raccontato da Paolo Rosi. Dietro ad ogni sportivo c'è una storia da raccontare; tutte insieme raccontano un Paese che cambia. Sono convinto, parafrasando Mourinho, che chi sa solo di uno sport non sa nulla di sport.