Il destino del ciclismo italiano, qui a Parigi, è quello di riempire i vuoti. E’ accaduto con Filippo Ganna, sabato 27 luglio quando ha regalato la prima medaglia alla spedizione dell’Italia, fino ad allora ancora a secco di podi. E’ accaduto al quartetto dell’inseguimento, in cui Ganna è forse l’uomo più rappresentativo: regalare una medaglia nel giorno più nero dell’Italia. Il quartetto azzurro mitiga così la delusione per il fallimento del volley, della pallanuoto, di Dell’Aquila infortunato e di tutti gli accidenti che sono capitati in questo 7 luglio.

E’ il destino, questo, dei grandi, dei resilienti, di coloro che non accettano l’inesorabile trascorrere del tempo e che mettono sul piatto l’orgoglio unico dei campioni. “E’ la nostra risposta a chi è pronto a salire sul carro dei vincitori ma poi altrettanto lesto a scendere quando le cose vanno male” dichiara Filippo Ganna in sala stampa.

Ganna è l’unico campione globale del ciclismo. Conosciuto e rispettato su strada, ammirato e temuto a cronometro, idolatrato su pista. Anche quando arriva terzo è il punto di riferimento di appassionati e giornalisti di tutto il mondo. Lo vogliono, lo cercano, sperano in una foto, pendono dalle sue labbra per una parola, mai banale, mai scontata.

Filippo, Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan hanno compiuto oggi un’impresa mai realizzata da alcuno e che difficilmente si potrà uguagliare in futuro: salire sul podio nell’inseguimento a distanza di un quadriennio. Come se il tempo si fosse fermato, come se tre anni, altrettanti Giri d’Italia, Tour de France, classiche, infortuni e malanni vari non fossero accaduti. Come, insomma, se fosse ancora quel 4 agosto del 2021. Ma siamo nel 2024 ed è una bella differenza.

Marco Villa: “Per vincere una Olimpiade bisogna arrivare al top della condizione con tutti e quattro gli elementi. Questo non è sempre possibile e non è mai facile. A Tokyo ci riuscimmo. Qui a Parigi, per una serie di motivi legati ai diversi impegni di ognuno, è stato diverso. Filippo Ganna voleva fortemente riscattare la crono di tre anni fa e l’argento di una settimana fa dimostra l’impegno che ha messo per quell’appuntamento. Quando è arrivato da noi a Montichiari volava. Nello spazio di una settimana cambiano le cose. Lo stesso discorso vale per Simone Consonni o un Jonathan Milan, che ha trovato il picco proprio in questi giorni. Il bronzo dimostra però che questi ragazzi hanno classe e talento da vendere.”

Una differenza spiegata bene dal tecnico lombardo già ieri: “Con il successo di Tokyo siamo diventati il punto di riferimento ed anche il parametro, sia per gli aspetti tecnici che tattici.” E’ naturale che chi insegue è avvantaggiato mentre chi si trova avanti deve conservare il vantaggio e non è mai facile. Prova ne sono le medaglie d’oro della scorsa Olimpiade tornate in gara qui a Parigi 2024. Quante di loro si sono confermate oppure solo salite solo sul podio fino ad oggi? 0 (zero).. anzi no: 1, il quartetto dell’inseguimento.

Aggiungiamo due elementi per disegnare ancora di più la grandezza dell’impresa. Il primo è un dato statistico, e riguarda proprio Ganna. Dal 1956 nessun atleta portava a casa due medaglie nel ciclismo, una su strada e l’altra in pista.

L’altro elemento riguarda il fallimento, ormai evidente, degli sport di squadra dell’Italia alle Olimpiadi (e non solo). Fallimento non recente, visto che anche a Tokyo accadde lo stesso. In attesa di stabilire se il ciclismo sia uno sport di squadra o meno, prendiamo atto che la disciplina più di squadra del ciclismo è anche l’unico team vincente dello sport italiano!

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Antonio Ungaro
Giornalista sportivo e blogger. I primi ricordi sportivi sono le imprese di Gimondi al Giro d'Italia e il 5 Nazioni raccontato da Paolo Rosi. Dietro ad ogni sportivo c'è una storia da raccontare; tutte insieme raccontano un Paese che cambia. Sono convinto, parafrasando Mourinho, che chi sa solo di uno sport non sa nulla di sport.

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