Sei Nazioni 2024, la festa irlandese nel giorno di San Patrizio

Si è chiuso uno dei tornei più equilibrati di sempre, con ben 4 squadre racchiuse nello spazio di pochi punti. Alla fine fanno festa sempre loro, gli Irlandesi...

Il Sei Nazioni 2024 si conclude nel mondo più logico e previsto, con il successo dell’Irlanda e il secondo posto della Francia. Se la classifica del torneo post mondiale premia le due grandi sconfitte della Coppa del Mondo 2023, l’andamento dello stesso, per quanto visto in campo, ci dice qualcosa di più.

Il primo elemento riguarda l’estremo livellamento di tutte e sei le formazioni viste in campo. Una classifica così corta non si vedeva da tempo con ben 4 squadre racchiuse in una manciata di punti. Anche il Galles, a cui va il cucchiaio di legno e, ed è forse la cosa che fa più male ai tifosi gallesi, con un whitewash che non accadeva da tempo, muove la classifica con 4 punti di bonus difensivi. Tra la quinta forza, l’Italia, e la seconda, la Francia, ci sono 4 punti di differenza. Se quel maledetto pallone non fosse finito sul palo, oggi la classifica sarebbe addirittura diversa, con gli azzurri a ridosso dei primi a pari punti con i transalpini.

Il secondo elemento ci dice che la Francia, nonostante il piazzamento, ha poco da gioire. Ha giocato male contro l’Italia, meritando di perdere così come contro la Scozia (privata a tempo scaduto di una meta valida), ha perso contro l’Irlanda e si è riscattata, nel gioco, soltanto dopo la grande paura contro di noi. Manca Dupont, capace di infondere coraggio e fantasia ai compagni di squadra. L’anno post mondiale è sempre quello dedicato agli esperimenti, pertanto il tempo per recuperare c’è ancora, ma bisogna trarre insegnamento da quanto accaduto quest’anno.

La Scozia ha terminato la sua fase di crescita. In questa edizione, che poteva essere quella del grande salto, ha imboccato una parabola discendente, perdendo contro l’Italia, la Francia (anche se immeritatamente) e l’Irlanda. Russell semina magie ma anche errori banali e, soprattutto, non ha il carisma del leader. Appare più il genio e sregolatezza come la narrazione casalinga lo dipinge. Non ci sembra in grado di gestire i propri, condizionandoli troppo in una incostanza che sta diventando la cifra distintiva della squadra. All’orizzonte non si vedono ricambi in grado di rivitalizzare il gruppo.

L’Inghilterra, per quanto antipatica con il fare saccente di chi ha inventato questo gioco, invece sembra aver trovato la formula per rinnovare senza perdere la propria identità. La sconfitta contro l’avversario di sempre (roba da Guerra dei Cento anni) ci sta. Il successo contro l’Irlanda dimostra che i ragazzi hanno numeri importanti, in un mix di esperienza e gioventù che fa ben sperare. I due passi falsi sono quelli contro l’Italia (a Roma si è salvata per un nulla) e contro la Scozia.

L’Irlanda è ancora la squadra più forte del continente. Sanno giocare a rugby e lo dimostrano in ogni occasione, con una saggezza che deriva dall’amore per questo gioco. Non si inventano nulla, ma fanno le cose migliori al momento giusto e possono quindi fare a meno anche dei big che hanno passato la mano dopo il mondiale. La sconfitta contro l’Inghilterra ci è apparsa frutto di un calo di concentrazione più che reale debolezza e, alla fine, fa più male all’onore che alla classifica.

Forse, però, fa parte del gioco: c’è più gusto a festeggiare la vittoria nel Sei Nazioni il giorno di San Patrizio: oggi a Dublino è festa doppia!

Jules Elysard
Nato in una cittadina semisconosciuta tra Mosca e San Pietroburgo (non chiedetemi perché, è una storia lunga), di padre francese e madre italiana, mi occupo di sport fin da piccolo. Amo guardare le cose da un punto di vista diverso, a volte anche problematico, ma mai dogmatico. Ho collaborato con diversi quotidiani.

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