Olimpiadi, normalità cercasi. Il Bosco di Vincennes si trova poco fuori a Est di Parigi. E’ ciò che resta della cintura boschiva che circondava l’antica città di Lutezia, parco pubblico dal 1860 per volere di Napoleone III, e oggi meta turistica con tanto di giardino zoologico, area tropicale, con un ippodromo e un velodromo.

Da pochi giorni però il clima bucolico di Bois de Vincennes, un bel po’ cozza con gli hangar, i prefabbricati e le cucine da campo della nuova base temporanea dell’esercito francese che diventa di fatto il centro operativo militare per tutto il periodo dei Giochi. Un dispositivo imponente che dà la misura di quanto il governo francese sia preoccupato per la questione sicurezza di un evento che, viste le tensioni internazionali degli ultimi tempi, viene considerato a rischio. La base militare di Bois de Vincennes ospiterà i 4.500 soldati transalpini destinati a “vegliare” sul buon esito dell’Olimpiade, i mezzi operativi, alcuni reparti speciali e le centrali di comando.

Tutto pronto quindi con il governo che ha annunciato misure di sicurezza senza precedenti anche se l’opera di “bonifica e controllo” è iniziata da tempo. Sono mesi che le forze dell’ordine e i servizi transalpini sono al lavoro con operazioni che fino ad oggi hanno portato ad oltre 770mila controlli amministrativi che sono costati l’esclusione ad oltre 3.500 persone che avrebbero potuto rappresentare una minaccia per la sicurezza, secondo i dati di un report reso noto due giorni fa dal ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin.

Il 26 luglio si parte. E per la prima volta la cerimonia di apertura non sarà in uno stadio ma nel cuore della città, sulle strade che costeggiano la Senna. Il che rende tutto sicuramente più affascinante ma anche più esposto e complicato da controllare vista anche la presenza annunciata di molti capi di Stato. E’ stato drasticamente dimezzato il numero di spettatori che potranno assistere alla cerimonia ( saranno poco più di 100mila) e sono previste misure di sicurezza senza precedenti nella storia dei Giochi con 45mila poliziotti, 20mila addetti alla sicurezza privata e circa 15mila militari schierati a garantire l’ordine pubblico, dieci imbarcazioni di polizia a pattugliare il fiume, quattro elicotteri in volo con reparti speciali e cecchini a bordo. Sembra un film degno dell’Apocalisse ma purtroppo è realtà che fa i conti con una situazione “interna” francese ad alta tensione per quanto riguarda “banlieue” e migranti, molti dei quali accolti negli hotel dell Ile-de-France e “sfrattati” per far posto all’invasione dei turisti che arriveranno in città per i Giochi. Ma ciò che più preoccupa il governo transalpino sono le minacce terroristiche legate alle questioni internazionali che vedono l’Eliseo molto esposto e su posizioni “interventiste” nel conflitto tra Russia e Ucraina.

Allerta però anche sul fronte islamico, il timore è che Parigi possa essere nel mirino non solo di gruppi organizzati, ma anche di singoli individui in grado di compiere gravi azioni in solitaria come del resto già successo in passato nella capitale francese. C’erano una volta le olimpiadi che spegnevano tutte le tensioni, che fermavano le guerre, che mettevano in pausa i disordini del mondo e oggi non ci sono più. I Giochi sono la cruda fotografia di cronaca di ciò il mondo offre, con la sua violenza, i suoi intrighi, i suoi conflitti e i suoi guai. E così la storia continua dai Giochi di Tokyo 2021, chiusi e blindati per mantenere intatta la bolla di biosicurezza con cui ci si era illusi di combattere il covid, a quelli invernali, sempre in Cina l’anno dopo, inveleniti dal boicottaggio diplomatico guidato dagli Stati Uniti che aveva imposto ai propri atleti di non andare con i telefonini per paura che gli venissero sottratti i dati, e condiviso da Gran Bretagna, Canada e Australia in segno di protesta per la situazione dei diritti umani in particolare le sorti della minoranza Uigura nello Xinjiang.

Ora tocca a Parigi. Tra pochi giorni si parte. Si comincia e, come ogni volta, quasi per magia tutto si placherà. Parlerà lo sport o quantomeno ci proverà, cercando di far dimenticare, per qualche settimana almeno, tutte le brutture con cui siamo costretti a fare i conti.

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Antonio Ruzzo
Sposato, con tre figli, giornalista professionista dal 1995. Il mestiere mi ha portato per anni a raccontare storie di nera e di morti ammazzati, la vita a inseguire sogni e passioni in bicicletta. Triatleta (scarso) da anni racconto quotidianamente lo sport nel blog “Vado di corsa” sul sito di un quotidiano nazionale. Ho un debole per chi non vince mai, per chi sa che il traguardo è lontanissimo ma non molla e per chi impazzisce per il profumo dell'olio canforato.

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