Tour de France 2022: il percorso, i favoriti

Si parte il 1° luglio. 21 tappe, di cui sei di montagna con cinque arrivi in salita e due cronometro. Vincerà per la terza volta Tadej Pogacar?

Il 1° luglio scatta l’edizione del 109 del Tour de France. Per quanto il mondo del ciclismo si sforzi di trovare gare in grado di contrastarne importanza e spettacolarità, la Grande Boucle resta il momento più importante del calendario ciclistico mondiale. Verrebbe da ripetere che si tratta dell’Università del ciclismo, se non fosse che ormai di università (e di corse) ve ne sono tante. Vincere al Tour (o, ancora meglio: vincere il Tour) vuol dire entrare in un club esclusivo, nel quale il proprio nome resta impresso per sempre nella memoria collettiva.

Prima di passare in rassegna i favoriti, anche in base ai siti specializzati di scommesse online, gettiamo uno sguardo al percorso, che per l’edizione 2022 si sviluppa in senso orario. Pertanto si affronteranno in sequenza Massiccio Centrale, Alpi e Pirenei. Dalla vetta dell’Hautacam (18^ tappa) il corridore in Maglia gialla vedrà Parigi. La cronometro della penultima tappa, ancorché di una quarantina di chilometri, farà meno paura, perché tradizionalmente quelle di fine Tour premiano sempre i più in forma e non per forza gli specialisti.

Si finisce a Parigi, come è giusto che sia in un paese sportivamente civile. Terminare nella capitale è segno di grandeur e rispetto, verso corridori e pubblico. Anche per questo le altre corse a tappe che non lo fanno non avranno mai l’importanza, la bellezza e il fascino della Grande Boucle.

Dal punto di vista tecnico ci sembra un Tour per scalatori. Dal Massiccio Centrale ai Pirenei è un susseguirsi di salite, alcune storiche e iconiche, altre da scoprire. C’è il Galibier, lì dove Pantani costruì il suo capolavoro, e l’Halpe d’Huez. Ci sono l’Aubisque e Hautacam… insomma c’è tutto il mito del ciclismo. Noi siamo pronti, in poltrona, per goderci lo spettacolo.

SI VA BENE, MA CHI VINCE? Domanda banale, ma d’obbligo. Il Tour da due anni è in mano slovena. Il Piccolo Principe, alias Tadej Pogacar, ha prima stregato (2020) e poi matato (2021) pubblico e concorrenza. Sarà al via anche quest’anno e su di lui si concentrano i favori del pronostico. Le quote dei bookmakers da questo punto di vista parlano chiaro: non ce n’è per nessuno. Ha vinto il Giro di Slovenia dopo aver dominato, questa primavera, Strade Bianche e Tirreno Adriatico. Difficile immaginare un passo falso al Tour. Il suo terzo successo, consecutivo, a soli 24 anni, ci direbbe che non ci sono più dubbi: se qualcuno cercava in giro il nuovo Eddie Merckx, si può anche fermare, perché l’ha trovato!

Chi potrebbe insidiarlo è sempre un sloveno. Parliamo di quel Roglic che si vide sfilare la gialla da Pogacar nella crono finale al Tour 2020. Primoz quest’anno ha vinto con bella autorevolezza il Delfinato. Deve dimostrare adesso di non temere caldo (e ce ne sarà tanto) e la brillantezza di Tadej.

Lo scorso anno Jonas Vingegaard raccolse le redini della Jumbo Visma lasciate da Roglic, vittima di una caduta nella terza tappa e ritiratosi al via della nona. Fece bene, tanto da arrivare secondo ed essere grande protagonista in occasione della doppia ascesa al Ventoux. Per quella sua impresa, per l’età e per le caratteristiche tecniche, lo mettiamo tra i favoriti, anche se un gradino sotto gli altri due.

Ci sono poi tanti ottimi corridori che potrebbero provare il colpo, a cominciare dall’armata (o forse ex) Ineos, che proverà a riprendersi la gialla con i vari Thomas, Yates, Geoghegan Hart, ma che alla fine dovrebbe affidarsi al nostro Pippo Ganna per riuscirla a portarla per qualche giorno.

Proprio da Ganna vogliamo partire per raccontare velocemente della sparuta (per numero) pattuglia di italiani al tour. Nessuno seriamente candidato a portare la gialla a Parigi, affidiamo le nostre speranze oltre al già citato TopGanna in occasione del prologo iniziale, a Caruso e Ciccone per qualche tappa di montagna. Del resto dopo un Giro di Italia come quello di quest’anno, che ha mostrato la distanza attualmente siderale tra i nostri e la concorrenza per quanto riguarda la generale, è difficile immaginare imprese stile Vincenzo Nibali al Tour del 2014. Peccato, anche per questo lo Squale dello Stretto ci mancherà!

21 tappe

6 tappe di pianura
7 tappe di collina
6 tappe di montagna con 5 arrivi in salita (La super Planche des Belles Filles, Col du Granon, Alpe d’Huez, Peyragudes, Hautacam)
2 tappe a cronometro
2 giorni di riposto
1 giorno di trasferimenti

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Redazione
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