La nuova vittoria di Jasper Philipsen al Tour de France 2023 non cancella lo spettacolo andato in scena 24 ore prima sulle salite iconiche dei Pirenei. I luoghi ‘sacri’ ispirano i grandi gesti e ieri ne abbiamo avuto la prova.
Il giorno che ci separa dall’impresa di Pogacar ci ha permesso di uscire un attimo dalla cronaca e guardare con una prospettiva diversa quanto accaduto, magari aiutato dai commenti (entusiastici) degli addetti ai lavori.
E’ stato un coro di iperboli e superlativi, al quale ci uniamo. L’azione di Tadej è di quelle che restano nella storia di queste montagne sacre, un po’ come lo scatto di Pantani sul Galibier. Ci torneremo tra poco.
Prima di tutto vogliamo, da novelli manichei, dividere i protagonisti di giovedì tra ‘vincitori’ e ‘perdenti’. Nella prima categoria, oltre al Piccolo Principe, primo fra tutti issiamo a forza Wout Van Aert. L’uomo di ferro, forse anche di più. Talmente più forte degli altri che, guardandolo pedalare lungo i tornanti del Tourmalet ci siamo chiesti: ‘Ma perché questo ragazzo non punta alla generale?’. Wout vola in salita, vola sul piano, vola a cronometro, è forte in discesa. Fa tutto questo ogni giorno, partendo all’attacco quando si abbassa la bandiera a scacchi e per tutta la tappa. Accelera, poi frena, torna indietro a raccogliere i cocci della squadra e si mette a tirare; corre per le volate ma anche per gli arrivi solitari; fa da apripista e gran ciambellano del ciclismo. E’ forte.. troppo forte rispetto alla concorrenza, ma…
Sì, c’è un ‘ma’, e riguarda il perdente di giovedì, anzi i perdenti: tutta la Jumbo Visma, capace di trasformare la trasbordante condizione di Van Aert in un nulla di fatto (neanche una vittoria all’attivo). Vedere sul Tourmalet il belga menare le danze con i fuggitivi e dietro Kuss a sua volta tirare il capitano (e il gruppo) per ridurre lo svantaggio è di quelle cose che fanno male agli amanti del ciclismo.
Assistere poi allo stop imposto a Van Aert per attendere Vingegaard, ha lasciato l’amaro in bocca a molti. Ammirare, quindi, lo stesso fiammingo fare il diavolo a quattro per riportare il suo capitano (e l’avversario) sui battistrada, in una corsa di scarsa insipienza tattica, ha iniziato a dare addirittura fastidio.
Infine, assistere allo scatto imperioso di Pogacar, telefonato e imprevisto solo per i neofiti e gli stolti, ci ha lasciato il piacevole retrogusto della giustizia trionfante: ‘Finalmente!’ ci siamo detti ‘la meritata punizione per tanto sfoggio di forza e arroganza’.
Pogacar, del Team UAE, ha raccolto il duro lavoro del team Jumbo, che a sua volta ha sacrificato il suo uomo più in forma e sicuro vincente per una maglia gialla molto sbiadita, visto com’è andata a finire.
E arriviamo a Tadej Pogacar. Aveva preso un’imbarcata o forse solo una giornata storta, mercoledì. Il dubbio che il pescivendolo in salita fosse più forte di lui deve essergli venuto, visto che fino a giovedì non era mai riuscito a mettere la sua ruota davanti. Ma ci sono sportivi predestinati per grandi azioni e lui è uno di questi. Ha tenuto il ritmo dell’avversario lungo i tornanti del Tourmalet con una apparente facilità di pedalata che lasciava presagire il colpo di mano. Per fortuna per lui che la Jumbo aveva deciso di mettergli a disposizione addirittura Van Aert…
Così ci avviciniamo, in questo giorno di tappa pianeggiante, verso nuove salite. Sabato (domani) collina, poi domenica il vulcano Puy De Dome, sul Massiccio Centrale. Si attendono nuovi colpi di scena.